Foto omicidio Gargano

La vittima è Pasquale Ricucci, di 45  anni, è stato ucciso ieri sera a colpi di fucile sotto casa, in via San Pietro, nella frazione Macchia di Monte Sant’Angelo.  Definito un elemento di spicco fra i clan mafiosi del Gargano, con questo omicidio, secondo gli inquirenti, sembra riaprirsi l’antica faida fra queste cosche, da sempre in lotta fra loro.

L’uomo, ritenuto dagli investigatori al vertice del clan Lombardi-Ricucci-La Torre, erede dei Romito, da sempre in lotta con il clan dei ‘montanari’ Li Bergolis-Miucci, a quanto si apprende l’uomo era a piedi quando è stato raggiunto da una raffica di proiettili. Almeno nove i colpi sparati dai sicari.

Pasquale Ricucci aveva precedenti per detenzione e porto abusivo di armi. Questa guerra tra clan ha provocato negli anni decine di morti e tanti casi di lupara bianca. Finora, nonostante l’impegno di investigatori e magistratura, nessuno è riuscito ad assestare il colpo mortale ai clan del Gargano, perché l’omertà e l’assenza di ‘pentiti’ non hanno inferto quei colpi duri che persino la mafia siciliana ha subito.

Forse è per questo che l’80 per cento dei 300 delitti di sangue (da fonte Csm) che dagli anni Ottanta ad oggi sono attribuibili alla mafia del Foggiano “sono ancora irrisolti”, cioè senza un colpevole. Come il quadruplice omicidio dell’agosto 2017 a San Marco in Lamis, dove furono uccisi il boss Mario Luciano Romito, suo cognato e due contadini, forse ritenuti testimoni scomodi dell’agguato. Il territorio del Gargano sembra essere impenetrabile e gli affari si fanno soprattutto con il traffico di droga e le estorsioni. Gli imprenditori vittime del ‘pizzo’ negli ultimi anni sembrano essersi addirittura sottomessi alla volontà di questi clan e pare che spesso sono loro stessi a recarsi dal mafioso di turno per pagare il pizzo, anticipandone la richiesta.

Tutto sembrerebbe essere cominciato molti decenni fa con una faida tra pastori che si contendevano il controllo del territorio. Famiglie che nel tempo si sono trasformate in agguerriti clan mafiosi. Inizialmente a governare c’erano i “montanari”, con a capo le famiglie Libergolis e Romito che comandavano nella zona di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata e che estendevano il loro potere criminale anche a Vieste e San Nicandro Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Rignano Garganico. I vari processi hanno sfaldato questa alleanza dando il via ad una guerra senza fine. Il fronte più caldo sarebbe quello di Vieste, dove dal gennaio 2015, quando venne ucciso il boss Angelo Notarangelo, all’estate 2019 ci sono stati una quindicina tra omicidi, agguati falliti e lupare bianche tra i clan Raduano e Perna, che un tempo erano alleati. Al momento sono una mezza dozzina i clan censiti dalla Dia nel Gargano.