Il termine era fissato al 31 luglio. Centinaia di famiglie non hanno richiesto le agevolazioni. In aula il M5s stelle boccia la richiesta di una proroga: “Ora a Roma le regole vanno rispettate”

“Non sapevamo delle nuove date. Per chi ha più di un figlio è un peso economico impossibile da sostenere”. La storia è la stessa per tutti. Da quest’anno, per la prima volta, la presentazione dell’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) per ottenere agevolazioni fiscali sui servizi di ristorazione scolastica di elementari e materne comunali, è stato anticipato al 31 luglio. Due mesi prima rispetto a quanto accadeva negli anni passati. In tanti però lamentano di non essere stati informati. E al rientro dalle vacanze estive, pronti con tutti i documenti per perfezionare le iscrizioni alla mensa dei figli, si sono ritrovati catapultati nella fascia di reddito più alta, con annessa retta massima da sborsare, nonostante avessero diritto magari a decurtazioni del 40, 50 per cento.

“Sono una madre, separata, con tre figli. Da quando vanno a scuola il termine è sempre stato al 30 settembre”. Sara D. ha i bimbi iscritti alla Francesco Crispi di Monteverde, municipio XII, due alle elementari e uno alla materna. Qui i genitori si stanno organizzando con lettere da inviare in massa al Campidoglio. “Mi ritrovo a pagare 80 euro per ciascuno (la quota massima, ndr) che fa 240 euro al mese”. Una macigno sul bilancio familiare monoreddito che la mamma, è un suo diritto, non dovrebbe pagare. “L’anno scorso avrei speso 50 euro, perché mi appoggiavo a casa di mia madre, quest’anno abitando da sola avrei speso ancora meno”.

Idem per Davide S., papà di quattro bambini, uno al nido gli altri tra elementari e materna. “Su una circolare della scuola avevo letto entro fine 30 settembre, come è sempre stato, ma invece quello era il termine per perfezionare l’iscrizione, ho sbagliato io” racconta. “Ho provato in ogni modo a chiedere una proroga appena mi sono reso conto a inizio agosto della nuova scadenza, sono andato in municipio (il IV Tiburtino, ndr) ho anche parlato con la presidente, ma mi ha detto che non c’è proprio niente da fare”. Anche qui sono 80 euro da moltiplicare per tre. In base al suo Isee, Davide aveva diritto a uno sconto del 40 per cento, avrebbe pagato quasi la metà.

Il problema? “Non siamo stati avvisati” spiegano i genitori. L’anticipo di due mesi è stato stabilito con deliberazione dell’Assemblea capitolina (n.117/2018), ma la comunicazione è stata minima e inefficace. Un avviso sul sito di Roma Capitale e le circolari ai municipi poi inoltrate, almeno da procedura, agli istituti. Non è bastato. Un caos che sta coinvolgendo centinaia di mamme e papà in tutta Roma. Le segnalazioni sono partite dai parlamentini, e già da tempo. In XII il gruppo Lega ha sollevato il caso con una nota indirizzata alla sindaca Raggi e all’assessore alla Scuola Laura Baldassarre a inizio settembre.”Ci stanno arrivando centinaia di messaggi di genitori in difficoltà” denuncia il consigliere Giovanni Picone. Anche in VI municipio, il caso è finito al centro di un’interrogazione in aula. E, di protesta e in protesta, è esploso in Campidoglio.

Durante l’ultima seduta di Consiglio comunale, la discussione della mozione a firma del Partito democratico, per chiedere una proroga dei termini che consenta alle famiglie di accedere ai prezzi calmierati di cui hanno diritto. Testo bocciato dalla maggioranza Cinque Stelle. “Capiamo le buone ragioni della mozione, ma vogliamo dare un segnale. Ora a Roma le regole vanno rispettate” spiega il vicepresidente della commissione Scuola, consigliere M5s, Nello Angelucci in dichiarazione di voto. Parole che alzano i toni delle opposizioni. “Dove decidiamo di darlo il segnale sulla legalità, sul pagamento delle mense dei bambini?” tuona Politi dagli scranni. “Ci ha contattato una famiglia con cinque figli che dovrà pagare 400 euro al mese – interviene la consigliera dem Valeria Baglio – è uno sproposito”. Perché va bene le regole, ma “si doveva informare correttamente”. E di pessima informazione parla anche il consigliere di Fratelli d’Italia Francesco Figliomeni: “Sapevamo che c’era un problema di tempi, anche legato al fatto che l’applicazione è scattata durante il periodo estivo”.

La maggioranza però non cede e non sente ragioni. Di prorogare i termini non se ne parla. “La mozione in sé non sarebbe comunque servita” spiega la presidente della commissione Scuola e vicesindaco della Città Metropolitana Maria Teresa Zotta. “Riaprire i termini non è tecnicamente possibile, ci siamo riuniti con i presidenti di municipio e i dirigenti del dipartimento, non si può fare”. E sulla comunicazione alle famiglie del provvedimento si difende: “Lo abbiamo scritto sul sito di Roma Capitale, dato comunicazioni con apposite circolare ai municipi e i municipi alle scuole”. Troppo poco? “Stiamo valutando in futuro di attivare canali di comunicazioni diretti via mail con le famiglie”. Ma ci tiene a sottolineare: “Succedeva anche negli anni passati che tante famiglie non rispettassero i tempi, anche quelli di settembre, è sempre successo”.

Le motivazioni dell’anticipo al 31 luglio le leggiamo direttamente dal testo della delibera, votata in Consiglio a ottobre 2018 (qui il testo integrale). Eccole di seguito.

“Nel corso degli anni l’analisi effettuata presso i Municipi ha evidenziato la inopportunità del termine fissato entro il mese di settembre di ciascun anno, quale termine per la presentazione della DSU (Dichiarazione sostitutiva unica, documento contenente le informazioni per ottenere l’Isee, ndr) in quanto considerato eccessivamente lungo rispetto all’inizio dell’erogazione del servizio ed alla relativa emissione di bollettazione con conseguenti disservizi per gli Uffici di competenza e per l’utenza”.