Tutti guardano in casa Cinque Stelle per capire cosa succederà quando Di Maio e i suoi si renderanno conto di aver perso metà esercito in questi mesi di scellerata politica. Ma anche a Largo del Nazareno tira una strana aria. Zingaretti era partito in tromba, aveva mietuto consensi e recuperato posizioni, ora è in evidente affanno. Più si avvicina il congresso dell’Anci (Arezzo 19-21 novembre) e più si scorge la trama che avvolge il Pd nel suo eterno cercare se stesso. L’Anci è una sorta di cartina di tornasole per il Partito. I sindaci del Pd, dai tempi di Renzi e Delrio, vivono il Nazareno come ambito di loro pertinenza immediata. Da Sindaco di Firenze, ispiratore del “partito dei Sindaci”, Renzi conquistò lo scettro di segretario, per poi transitare, nel volgere di poco tempo, da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Intanto a via dei Prefetti, sede dell’Anci, Fassino andava a sostituire Delrio. Poi è arrivato Decaro, sindaco di Bari, sostenuto dal “colonnello”renziano

Lotti, che ancora non ha cambiato idea, lo vuole ancora Presidente dell’Anci, ma ne preconizza un futuro radioso da segretario del Pd., sostenuto paradossalmente dunque dagli ex renziani di Base Riformista. In campo ci sarebbe anche Gori, sindaco di Bergamo, ma con poche chanche . Dunque uno sfidante ci sarebbe, se Zinga dovesse traballare . Il segretario del Pd in carica ha margini ridotti di manovra ma ostenta sicurezza, i suoi dicono che la posizione di leader è solidissima. Fino a quando? All’orizzonte si profila una incognita pericolosa, le regionali emiliane. Se Bonaccini dovesse vincere in una situazione che appare abbastanza compromessa il suo lancio ai vertici del partito potrebbe essere inevitabile. Ecco un altro competitor pericoloso. E Bonaccini – dicono – sta strizzando l’occhio a Renzi. Potrebbero esserci dunque fuochi d’artificio il 26 gennaio a sera, fin dalle prime proiezioni. Dunque il totonomi può partire, DeCaro, Gori, Bonacini…