L’assemblea plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh ha approvato il documento finale della conferenza che ha come obbiettivo quello di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l’anno scorso.

L’Unione europea ha espresso “delusione” per la “mancanza di ambizione” nell’accordo finale della conferenza sul clima Cop27 nella tabella di marcia per ridurre le emissioni di CO2.  Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, chiudendo a Sharm El Sheikh la conferenza per il clima dell’Onu, ha detto: “Quello che abbiamo davanti non è abbastanza da costituire un passo in avanti per la popolazione del pianeta. Non porta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte degli inquinatori maggiori per un incremento e un’accelerazione delle loro emissioni”. Il documento chiede, infatti, soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione e non dice nulla su riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi paesi.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in un messaggio per la chiusura della Cop27 di Sharm el-Sheikh. ha evidenziato: “Il mondo ha ancora bisogno di un passo da gigante sull’ambizione climatica. La linea rossa che non dobbiamo superare è la linea che porta il nostro pianeta oltre il limite di 1,5 gradi di temperatura”. La Cop27 riconosce che per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali tuttavia il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questi gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023. Il documento, inoltre, in merito all’adattamento al riscaldamento globale, chiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di un raddoppio. La Cop27 ritiene che per arrivare a zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4.000 miliardi di dollari all’anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni. Inoltre, viene fatto notare che non è stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all’anno dal 2020 previsto dall’Accordo di Parigi per aiutare i paesi meno sviluppati nelle politiche climatiche. Il flusso di finanza climatica ai paesi in via di sviluppo nel biennio 2019-2020 è stato di 803 miliardi, il 31-32% di quanto necessario a mantenere gli obiettivi di 1,5 o 2 gradi. Infine, il documento prevede per la prima volta un fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico (loss and damage) nei paesi più vulnerabili e viene previsto anche un sistema di primo allarme per gli eventi meteorologici estremi in tutti i paesi del mondo.