Foto Massimo Paolone/LaPresse 8 aprile 2020 Bologna, Italia cronaca Emergenza Coronavirus, il reparto di terapia intensiva dell'ospedale Policlinico Sant'Orsola-Malpighi per la cura del Covid-19 Nella foto: una fase delle cure Photo Massimo Paolone/LaPresse April 8, 2020 Bologna, Italy news Coronavirus emergency, the intensive care unit of the Sant'Orsola-Malpighi hospital for the cure of Covid-19 In the pic: a phase of treatment

“Già dal 12 febbraio 2020, ossia otto giorni prima del Paziente 1, i componenti prima della della task force del ministero e poi del Cts, conoscevano la situazione di vulnerabilità in cui si trovava l’Italia di fronte alla la pandemia di Covid e tuttavia decisero di secretare il piano che avrebbe potuto salvare migliaia di vite”. A scriverlo il microbiologo Andrea Crisanti nella consulenza depositata alla Procura di Bergamo.

Sono 19 gli indagati dalla Procura di Bergamo, tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro Speranza e il governatore della Lombardia Attilio Fontana,  nell’inchiesta sulla gestione della prima ondata di Covid in Val Seriana, la zona più colpita d’Italia e dove tra la fine di febbraio e i primi di marzo 2020 la diffusione del virus era oramai “incontrollabile” a causa, secondo la prospettazione dell’accusa, di una serie di ritardi e omissioni dovuti alla mancata istituzione della zona rossa e alla non applicazione del piano pandemico influenzale del 2006, quello che tre anni fa era in vigore in quanto mai aggiornato.

Crisanti ha aggiunto: “Per 16 anni, dal 2004 al 2020, non era mai stata verificata la preparazione dell’Italia nei confronti di un rischio pandemico.  L’Italia, quando scoppiò l’epidemia di Covid, aveva un manuale di istruzione, questo era il piano pandemico. Se poi ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché questo (…) è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero, ai quali l’ex ministro Speranza fa riferimento (…) quando afferma che il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale”. Sempre nella consulenza di Crisanti si legge che “la ragione per la quale azioni più tempestive e più restrittive non sono state prese la fornisce il presidente Conte, quando nella riunione del 2 marzo 2020 afferma che la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato. Queste considerazioni hanno prevalso sulla esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio”.

Spetterà ora al Tribunale dei Ministri di Brescia valutare la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Ma l’ex premier Conte si è detto tranquillo:  “Ora denunce per non aver chiuso a sufficienza, in precedenza invece per aver chiuso”. I pm bergamaschi hanno inviato, intanto, gli atti relativi alle posizioni dell’allora Capo del Governo e ora presidente di M5S e dell’attuale deputato di Articolo 1 ai colleghi bresciani. Come prevede la legge avranno tempo 15 giorni, non per indagare, ma solo per ‘studiare’ la documentazione per poi inviarla al collegio composto da tre giudici con eventuali richieste istruttorie. In questo caso il Tribunale dei Ministri entro 60 giorni dovrà decidere se consentire ulteriori approfondimenti, altrimenti entro 90 giorni dovrà compiere le indagini preliminari in seguito alle quali potrà disporre o l’archiviazione (non si può impugnare) o la trasmissione al Procuratore affinché chieda l’autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza.