untitleddi VANESSA SEFFER
La notizia è di quelle da prendere con le molle molto lunghe ad evitare di scottarsi divulgando un fake e venire poi accusati di essere, nella migliore delle ipotesi razzisti o politicamente scorretti.

Da settembre e per circa un mese, fino al decesso della paziente, una dozzina di rom si sono accampati, o per meglio dire sono stati ospiti così limitiamo l’accusa di razzismo, nella sala d’aspetto del reparto di oncologia dove era ricoverata una persona. Ne da notizia Il Giornale con dovizia di particolari sui quali non vogliamo soffermarci perché se ne potrebbero trarre opinioni fuorvianti in merito alla situazione descritta in una lettera di cui vengono riportati ampi stralci in esclusiva. Esami inutili ottenuti con asserite minacce ai medici ed agli infermieri, mancato rispetto degli orari di vista come è ovvio considerato che negli accampamenti non sono in vigore limitazioni di accesso, bagni lasciati in disordine per dirla con un eufemismo gentile, disturbo agli altri pazienti ricoverati, un precipitare dell’igiene all’interno del reparto, l’allontanamento di tre medici dai turni di notte perché sembra che i camminanti in questo caso stanziali in ospedale, avessero avuto il sospetto di un ritardo diagnostico ed avessero manifestato, garbatamente si intende, l’intenzione di applicare una autonoma sanzione punitiva, prescindendo ovviamente da procedure disciplinari aziendali, in caso di decesso della paziente. L’ autonoma sanzione disciplinare non deve ovviamente essere intesa come vendetta o giustizia fai da te nei confronti dei camici bianchi.

Ovviamente ci rifiutiamo di credere che un reparto ospedaliero sia stato ostaggio di chicchessia per una trentina di giorni.

Eppure a confutare questa nostra certezza giunge la nota della direzione sanitaria, riportata dal quotidiano milanese, che di fatto sembra confermare l’accaduto.

“La Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Bergamo, in merito alle notizie pubblicate oggi, sottolinea che, non appena informata della situazione, ha disposto l’intervento della sorveglianza interna e del posto di Polizia di Stato presente in Pronto Soccorso. Visto il perdurare di atteggiamenti poco rispettosi del personale, degli altri degenti e della struttura, la Questura ha inviato due pattuglie”.

Infine, il comunicato ufficiale del nosocomio aggiunge: “Gli ospedali sono luoghi di cura, purtroppo in tutta Italia assistiamo sempre più spesso a episodi di maleducazione e aggressività verso gli operatori, nei confronti dei quali l’Azienda ha da tempo attivato sistemi di videosorveglianza e vigilanza interna e si riserva di denunciare illeciti alle autorità competenti”.

Alla faccia della videosorveglianza, della sorveglianza interna e della minacciata denuncia alle Autorità competenti avrebbe detto Totò.

Un mese di occupazione e poi solo un comunicato all’acqua di rose da spruzzare magari nei reparti per alleggerire la puzza di…. disinfettante tipica degli ospedali. Che avevate capito? Mica siamo razzisti.

A leggere notizie del genere si resta basiti e passa in secondo, terzo ed ultimo piano anche l’ennesima perla, l’ultima in ordine di tempo, avvenuta pochissime ore fa all’ospedale Vittorio Emanuele di Castelvetrano. Vittime, superfluo dirlo, ancora una volta medici ed infermieri del Pronto Soccorso. L’energumeno aveva chiesto con insistenza di essere visitato prima degli altri pazienti presenti ed al rifiuto degli operatori ha recitato alla perfezione un copione già visto troppe volte aggredendo medici ed infermieri. Però stavolta è uscito dal canonico copione e ha recitato a soggetto aggredendo anche i carabinieri accorsi. Risultato del primo tempo: arresto in flagranza di reato. Risultato del secondo tempo: aspettiamo il processo per direttissima e vediamo anche se l’ottimismo non ci conforta.

“Insistiamo nel chiedere alla classe politica di trovare il tempo, tra un selfie ed una apparizione in televisione, di legiferare nel senso dell’inasprimento delle pene e la certezza delle stesse” – dichiara Luciano Cifaldi segretario generale della Cisl Medici Lazio -.

“Ormai sembra di essere nel film Apocalypse now. Basta! Basta con queste vili aggressioni, basta con ogni forma di comprensione verso gli autori di queste condotte delinquenziali. Pene severe che siano esempio per quanti ritengono, e purtroppo i fatti sembrano dare loro ragione, che colpire un operatore sanitario non comporti alcuna conseguenza penale. Basta col buonismo a tutti i costi. Tolleranza zero verso gli aggressori” conclude la nota della Cisl Medici Lazio che invita i propri iscritti “a mantenere memoria lunga dei troppi silenzi dei politici e dei pochissimi tentativi di andare al di là di una solidarietà di facciata stimolando il dibattito in ogni sede istituzionale anche in relazione alla diretta costituzione di parte civile delle Aziende dove gli operatori vengono aggrediti”.

@vanessaseffer