di WANDA CHERUBINI-
VITERBO- La provincia di Viterbo continua a sperimentare difficoltà economiche, con particolare evidenza sulle famiglie che si trovano ad affrontare crescenti livelli di debito. Questo emerge da un’analisi recente che rivela un aumento del debito familiare rispetto all’anno precedente. In media, ogni nucleo familiare viterbese deve far fronte a un debito superiore a 18.000 euro, cifra che supera l’ammontare medio annuo delle retribuzioni lordo, attestato a circa 16.000 euro.
Questa situazione ha fatto guadagnare alle banche un sorriso, poiché l’ammontare complessivo dei debiti bancari sostenuti dalle famiglie è aumentato dallo scorso anno, raggiungendo 2.638 milioni di euro con un incremento dell’,7%. Un dato preoccupante che indica che circa 3 miliardi di euro sono nelle mani degli istituti bancari.
A livello nazionale, il dato viterbese si colloca leggermente al di sotto della media, pari a 22.000 euro, e occupa la 65ª posizione nella classifica. A livello regionale, Viterbo si posiziona al terzo posto, dopo Roma e Latina. Sono vari i fattori che contribuiscono all’aumento del debito a Viterbo: l’incremento del costo della vita, l’aumento delle spese per i mutui e soprattutto l’aumento delle tariffe.
In media, ogni famiglia viterbese ha dovuto affrontare un aumento di spesa di 1.472 euro rispetto all’anno precedente per beni e servizi. Il tasso di interesse medio per un mutuo a vent’anni con tasso fisso si attesta intorno al 4%.
La Cisl, commentando sulla questione, sottolinea che sono le famiglie economicamente più fragili e a rischio povertà ad essere più colpite dall’incidenza del debito sul reddito. L’associazione CGA di Mestre suggerisce che l’incremento dei debiti potrebbe derivare dagli investimenti immobiliari degli anni passati, principalmente da parte delle famiglie benestanti. Mentre la ripresa economica sembra aver favorito le province con redditi più alti tra il 2021 e il 2022, questo non sembra applicarsi a Viterbo, dove il reddito pro-capite medio è relativamente basso, attorno ai 16.000 euro.
Secondo la Cisl, la chiave per contenere l’aumento dei debiti è promuovere l’occupazione e rafforzare i servizi e le risorse a disposizione delle famiglie meno abbienti, delle persone vulnerabili e dei lavoratori. Gli investimenti nelle politiche attive del lavoro sono ritenuti essenziali per guidare coloro che possono lavorare verso opportunità occupazionali, spostandoli dai sussidi. La precarietà del lavoro, la scarsa qualità occupazionale e le sfide affrontate da donne e giovani sono criticità che minano la stabilità familiare.
In questo contesto, la richiesta di potenziare i centri per l’impiego, migliorandone la presenza di personale e riorganizzandoli, diventa cruciale. La formazione e lo sviluppo delle competenze emergono come fattori cruciali. Per la Cisl, l’occupazione rappresenta l’unica soluzione per affrontare la crisi familiare in corso.