Di Ugo Battaglia
La questione è confusa, Elly Schlein è un valore aggiunto o un handicap per il Pd? A giudicare dai risultati dei sondaggi nel cuore dell’opinione pubblica l’effetto della nuova segretaria c’è stato, dopo il crollo ai minimi storici il partito si è ripreso, è tornato attorno al 20 per cento (mentre Fdl ha perso qualcosa in percentuale. Ma all’interno sta accadendo il contrario, una piccola diaspora si è già registrata e c’è chi teme una fuga in massa verso lidi più sicuri. C’è chi addirittura ha saltato il fosso passando al centro destra, ma molti stanno finendo tra le braccia di Matteo Renzi. I big del Pd che hanno sostenuto Elly Schlein alle primarie sarebbero già stanchi di lei. Secondo quanto scrive Il Giornale, i fedelissimi piazzati dalla neosegretaria al vertice del partito sono un disastro. Bettini, Zingaretti e Franceschini non nascondono più i dubbi sulla scelta. Qualcuno di loro si sta già sfilando….Il cerchio magico di Elly è inadeguato, non la protegge dagli scivoloni e non è all’altezza del compito quando si tratta di discutere con avversari e alleati di nomine e strategie. Al punto da far diventare quel volpone di Giuseppe Conti un Machiavelli della politica. Come ne usciranno da via del Nazareno? Chi ha suggerito alla Schlein l’intervista a Vogue, chi ha messo in piazza la storia della personal trainer che cura a pagamento l’immagine della leader? Era meglio dimessa che malvestita e a disagio in abiti che non le appartengono ideologicamente e fisicamente?
Ma queste sono chiacchiere da bar, buone per i media di destra che devono per contratto demolire il personaggio. Peggio va nel campo della politica vera. Il vuoto programmatico che emerge dalle dichiarazioni e dai commenti di Ellly appare imbarazzante, le sue frasi incompiute, i suoi concetti astratti non favoriscono certo il partito. Non c’è più una platea bolognese ad ascoltare, ma il paese e i media nazionali e internazionali. Siamo ricaduti nella trappola di fascismo e antifascismo, forse non ne eravamo mai usciti del tutto ma perlomeno non era l’argomento del giorno. Invece il nuovo capo del partito di Largo del Nazareno si è buttato a capofitto nella polemica, nell’attacco aprioristico all’avversario che non rinnega abbastanza le origini (lontane) fasciste. L’immagine della Schlein con il fazzoletto partigiano al collo, il pugno chiuso e la voce poco brillante che intona la solita “Bella ciao” ha fatto più danni che altro al partito. Il paese ha altre preoccupazioni, ha problemi urgenti, emergenze, non è più tempo di vivere di ricordi e di contrapposizioni storiche. I vecchi partigiani ancora vivi sono quasi tutti centenari, la Resistenza è epoca datata, il sangue scorreva poco meno di ottant’anni fa. I nipotini del partigiani sanno poco o nulla di quella storia. E secondo quello che raccontano ogni giorno i media sono alle prese con la difficoltà di vivere. Se la Schlein avesse lanciato messaggi di ragionevolezza e di buon senso (anche senza parlare di pacificazione) forse il suo consenso sarebbe cresciuto ben oltre il limite oggi segnalato e il suo appeal, la sua leadership, sarebbero ora più consistenti.