lunedì, 4 Dicembre 2023
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Esplosione della cascina, confessa il proprietario

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L’attentato per frodare l’assicurazione.Svolta nell’inchiesta della procura di Alessandria. Giovanni Vincenti crolla dopo dieci ore di interrogatorio. Nell’esplosione morirono tre vigili del fuoco

Esplosione di Quargnento, confessa il proprietario della cascina : l'attentato per frodare l'assicurazione

Ha confessato di aver fatto esplodere la sua cascina Giovanni Vincenti, 51 anni, fermato nella notte con l’accusa di aver provocato il crollo di Quargnento in cui sono morti tre vigili fuoco. E ha detto di averlo fatto per riscuotere i soldi dell’assicurazione che aveva sul mutuo. Indagata a piede libero anche la moglie Antonella Patrucco. “Non volevo uccidere nessuno”, si è difeso Vincenti. Ma gli investigatori gli contestano in ogni caso non solo il disastro doloso ma anche l’omicidio plurimo volontario (così come le lesioni volontarie per i due pompieri e il carabiniere rimasti feriti). Il proprietario infatti non ha avvertito i soccorritori già sul posto per la prima debole esplosione nella dépendance che c’erano altre cinque bombole nell’edificio principale programmate per scoppiare all’una e trenta. Ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per mettersi in salvo. “Non ho detto niente perché ero sconvolto”, ha detto. Ed è stata una strage.
Vincenti è crollato dopo sei ore di interrogatorio davanti ai carabinieri del comando provinciale di Alessandria e dei magistrati della procura, la pm Elisa Frus e il procuratore capo Enrico Cieri.
Proprio la situazione economica dell’uomo e della moglie – esposto nei confronti delle banche per centinaia di migliaia di euro – era stato uno degli elementi che avevano portato gli investigatori a indagare sui proprietari. In particolare gli uomini dell’Arma, guidati da Michele Lorusso, hanno scoperto che negli anni scorsi Vincenti non aveva più pagato l’assicurazione sulla casa. Ma ad agosto l’uomo non solo l’aveva riattivata ma aveva anche esteso la polizza a un massimale di un milione e mezzo di euro inserendo il pagamento dei danni anche per “fatto doloso altrui”. Questo infatti era il piano: simulare una vendetta da parte delle tante potenziali persone che potevamo avercela con lui. Per i tanti debiti lasciati in giro o “per invidia”, come aveva suggerito lui stesso agli investigatori. Vincenti ha acquistato in tempi e negozi diversi sette bombole di gas. Poi si è fatto prestare da un vicino di casa un flessibile per tagliare le inferriate e fingere un’effrazione. Nel pomeriggio di lunedì ha sistemato due bombole in un edificio più piccolo e cinque in quello principale. Ha aperto le valvole per far saturare di gas l’ambiente e ha sistemato i timer – di quelli usati per far partire le luci degli alberi di Natale – in modo che all’una e trenta facessero scattare la scintilla in grado di fare saltare in aria tutto. Per un errore nel settaggio del congegno, tuttavia, una prima fiammata è scattata quando l’orologio ha segnato le “00:00”. Un piccolo scoppio in grado di fare un foro nel tetto, che ha fatto uscire il gas ed evitato il crollo dell’edificio più piccolo. Ed è stata però una trappola per Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo, uccisi dalla seconda esplosione.