Il dramma di Giulia Cecchettin giunge a una tragica conclusione con l’arresto di Filippo Turetta in Germania, dopo otto giorni di fuga. Giulia, ex fidanzata di Turetta, è stata trovata morta sulle sponde del lago Barcis in provincia di Pordenone.
Il corpo di Giulia presentava segni di diverse coltellate alla testa e al collo, indicando una lotta accanita per difendersi. La notizia del ritrovamento è stata comunicata dalla Procura di Venezia alla famiglia di Giulia. L’epilogo delle indagini è arrivato grazie al funzionamento casuale di una telecamera stradale a Piancavallo, che ha registrato l’auto di Turetta, una Fiat Punto nera.
Le immagini delle telecamere di videorosveglianza nella zona industriale di Fossò, vicino a Vigonovo, hanno catturato gli atti violenti di Turetta contro Giulia, compresa la sua invocazione d’aiuto. Le fasi dell’aggressione mostrano una prima colluttazione fuori dall’auto, seguita da calci inflitti a Giulia mentre era a terra. Dopo un breve allontanamento, Turetta torna indietro e la colpisce nuovamente.
L’autopsia dovrà determinare se la morte di Giulia sia avvenuta durante l’aggressione a Fossò o successivamente a Piancavallo, dove il corpo è stato ritrovato. Risulta evidente che Giulia ha lottato strenuamente, come indicato dalle ferite sulle braccia e sulle mani. Sul luogo dell’aggressione a Fossò, sono stati rinvenuti segni di sangue, una ciocca di capelli e un pezzo di nastro adesivo.
I Carabinieri hanno registrato Turetta come indagato per tentato omicidio, un’accusa che ora si trasforma in omicidio. La sua cattura in Germania segna la fine di una fuga che ha tenuto in ansia l’opinione pubblica. L’arresto porta una parziale chiusura a un capitolo doloroso, mentre la giustizia continua a indagare su questa tragica vicenda.