Pasticcio in salsa molisana. Dimissioni annunciate e congelate, Toma forza la mano al governo E’ accaduto di tutto, il presidente del Molise sfida il governo (che gli ha stoppato tutti gli ultimi provvedimenti) , incontra a Roma il ministro Schillaci e ottiene una disponibilità sostanziale a trovare soluzioni in tempi rapidi alle questioni bocciate dal tavolo tecnico romano. Sarà vero? Nella capitale si sono stancati dal tira e molla del governatore, che pensa anche di ricandidarsi. Con chi? Un sondaggio sottolinea che la gente non lo vuole: bocciato come commissario (72%), bocciato come presidente (75%). Oltre alla salute gli intervistati chiedono interventi urgenti su trasporti e sviluppo. Michele Iorio: “Vittimismo insensato”.
Di Paolo Dordit
La politica molisana è nel pallone, un pasticcio, un puzzle quasi inestricabile. Il colpo di teatro del presidente Toma è l’ultimo fuoco d’artificio, le dimissioni da commissario ad acta della sanità regionale, poi congelate dopo una corsa a Roma e un incontro con furibondo ministro Schillaci. Nei documenti pubblici non c’è tutto il confronto-scontro sommerso tra il governatore del Molise e il governo. Che praticamente ha bocciato nell’ultimo periodo tutti i suoi provvedimenti, Il tavolo tecnico del piano di rientro ha appena dato due pareri negativi sulla confusa partita del 118 molisano e sulla struttura di supporto al Commissario. Il ministro ha assicurato che rifletterà a fondo sull’intera questione e Toma ha sospeso la sua decisione di abbandonare la carica di commissario ad acta della sanità. Non si è mai visto in questi anni un rapporto così tormentato tra un presidente di Regione e Palazzo Chigi. I ministeri della Sanità e dell’Economia pare ne abbiano abbastanza. Toma di fronte al ministro ha alzato la posta, evidenziando la necessità improrogabile di un provvedimento quadro del governo che metta in sicurezza la sanità molisana, aumento della dotazione finanziaria a favore del Molise, azzeramento del debito in corso, fine del commissariamento e di conseguenza chiusura del tavolo tecnico interministeriale con il quale i rapporti si sono fatti incandescenti. Che alla fine il governatore trovi ascolto è solidarietà è tutto da vedere e nel frattempo la sanità molisana resta a mezz’aria, con tutto ciò che questo comporta.
E mentre si aspettano decisioni di Roma rieccheggiano le parole pronunciate da Toma nella conferenza stampa dell’altro giorno. “Basta fare il Commissario per dare l’estrema unzione alla sanità molisana, preferisco invece lottare da presidente per la sua resurrezione”. In sostanza, alla fine, una autocandidatura. “Ho lavorato a testa alta – aveva detto nell’occasione- schiena dritta e mani libere, ho subito calunnie, delegittimazioni e minacce, ho toccato cose che non dovevo toccare e sono consapevole che pagherò per questo un prezzo politico molto alto”. ”. Unna chiusura al veleno, reiterata. “Con la struttura commissariale ho messo le mani dove qualcuno non voleva fossero messe e avviato le procedure per ridare ai molisani il sacrosanto diritto alla salute”. Cosa avrà voluto dire? Toma aveva puntato il dito sull’accordo dei giorni scorsi tra la struttura commissariale e il Gemelli Molise sulla radioterapia. “Un accordo al quale io non ho partecipato, al quale non ho dato il mio assenso, sottoscritto da chi non ne aveva legittimità e in contrasto con un decreto commissariale precedente. Anche sui privati il governo non è voluto intervenire per trovare soluzioni migliorative. Torno quindi al mio ruolo politico e da presidente a difenderò le ragioni della sanità molisana”. Peggio di così. una dichiarazione di guerra. E pensare che un recente sondaggio sottolinea che la gente non lo vuole: bocciato come commissario (72%), bocciato come presidente (75%). Oltre alla salute gli intervistati chiedono interventi urgenti su trasporti e sviluppo.
Freddo e lucido il commento del suo grande avversario del momento, l’ex governatore e oggi consigliere regionale in quota Fratelli d’Italia Michele Iorio. “Trovo insensato il vittimismo con cui il commissario ad acta alla sanità giustifica le sue dimissioni dal ruolo. Un vittimismo che oltretutto è in malafede perché la verità è una: la struttura commissariale dell’ultimo anno ha inanellato una serie di errori. Da ultimo, tanto per prendere da esempio la radioterapia, è stata completamente sbagliata l’impostazione del budget e il calcolo della spesa. Vista la situazione, bene avrebbe fatto il commissario ad acta a dimettersi ammettendo e chiedendo scusa ai molisani per i suoi errori piuttosto che trovare motivazioni bugiarde che mal celano questa inadeguatezza a gestire il settore. Il governo infatti, con il nuovo sub commissario, si è limitato a riportare le situazioni nell’alveo della normalità. A dirla tutta – conclude Iorio – il commissario farebbe bene a dimettersi anche dal ruolo di presidente di Regione e ad anticipare le elezioni accorpandole con le amministrative di maggio così da risparmiare la spesa dividendola con lo Stato piuttosto che far andare il Molise alle urne in perfetta solitudine a giugno, evitando così anche una lunga agonia. “