Ornai lo ammettono pubblicamente anche i suoi padrini, le teste d’uovo del Cts, i tanti esperti che  stazionano quotidianamente in tv, autentiche star dei media nostrani: il green pass, entrato prepotentemente nella nostra vita, si dimostra sostanzialmente un subdolo strumento di pressione sui renitenti al vaccino, non solo un passaporto per garantire una protezione anti-covid. Il suo effetto sul decorso della pandemia non è diretto, e visto come vanno le cose non è nemmeno determinante come potrebbe essere una campagna dj tamponi a tappeto, pesante e ossessiva ma soprattutto capace di individuare di contagiati, di risalire la filiera del contagio e stoppare la pandemia. Che il governo fatica ancora a contenere e a indirizzare verso lidi più sicuri. Leggeteli bene tutti quei dati, le dichiarazioni, le proiezioni, la famosa immunità di gregge mostra la corda, i proclami trionfalistici sfumano di mese in mese, quelle dei tecnici sono ipotesi, previsioni, strategie
di scuola che spesso non tengono conto della realtà. Parla molto meno il ministro Speranza, ma in una sorte di delirio collettivo lo strumento del green pass  diventa una clava per minacciare chi non si allinea e si vaccina, costi quel che costi. Ma l’atteggiamento duro punitivo legato a questa strategia è sempre più pesante, invasivo. Con il prolungamento delle misure, con la gestione confusa dei problemi e trasporti si accendono spie pericolose.  E alla fine tutto questo  si sta rivelando controproducente. Scatena odio e risentimento, è divisivo e tiene il paese in una crisi di nervi permanente.
Nasce la protesta che trova sbocchi imprevisti, c’è chi la cavalca per obiettivi politici e chi ci specula. Ma il problema  non è quello di sconfiggere il Covid? Tutti dovranno alla fine arrendersi al vaccino, ma saranno pene e dolori. Sarà una pressione che lascerà ferite e
cicatrici. E probabilmente anche una scia di vittime. Siamo ora tutti consapevoli che i vaccinati possono essere contagiosi e che possono riammalarsi, che la copertura è a tempo. Perché non insistere sulle misure di prevenzione, sulla attenzione a situazioni a rischio, sull’igiene, sui tamponi? Perché scatenare una autentica caccia ai non vaccinati? Si gioca ancora molto, strumentalmente, sullo spettro dei no vax, considerati alla stregua di un movimento politico di opinione, di un movimento eversivo. Ma gli italiani che sfuggono al vaccino sono sostanzialmente altro, non sono ideologicamente orientati, non possono essere così cinicamente penalizzati e colpevolizzati. Da una parte e dall’altra c’è il gap di una insufficiente comunicazione e informazione, ma l’appello incessante non aiuta. Il meccanismo è farraginoso, funziona poco e male mettendo in scacco migliaia di utenti (vaccinati) alle prese con registrazioni non completate, con piattaforme che non funzionano, con imbarazzi di ogni tipo. E che dire dei paradossi (l’elenco
è lunghissimo, basta leggere i giornali) di uno strumento che spesso danneggia chi secondo il governo è “in regola”, e cioè pluri vaccinato? E perché un vaccinato inconsapevolmente
contagioso in possesso del passaporto verde può entrare in un locale, in treno, in autobus, a scuola e infettare altri mentre chi non ha il prezioso documento ma è sicuramente non contagioso deve restare ai box? Meglio sarebbe fermarsi a riflettere. Il covid si può curare? Abbiamo gli strumenti per farlo? Possiamo rassicurare la popolazione in questo senso? Perché considerare gli italiani degli imbecilli? Possiamo lavorare per rafforzare il sistema sanitario, oggi dichiaratamente non sotto pressione? Possiamo evitare di mettere alla sbarra gli operatori non vaccinati? Possiamo usare in modo concreto ed efficace tutti gli altri sistemi di controllo e di prevenzione? Possiamo aprire una campagna di tamponatura di massa, unico strumento veramente efficace? Possiamo far entrare in campo il sistema privato in appoggio? L’alleanza potrebbe essere efficace e risolutiva.Oggi i dati sono rassicuranti, per mille ragioni. Sfruttiamo il momento. Lanciare la bomba dell’obbligo vaccinale era proprio necessario? E se il 3/4 ottobre alle amministrative ci fossero dei segnali inquietanti da questo punto di vista? Draghi sta aspettando per decidere, questo è poco ma sicuro