Cgil, Cisl e Uil bocciano l’impianto della riforma sul fisco, contestando sia il metodo che il merito. Il governo si prepara a portare il disegno di legge delega domani in Consiglio dei ministri, aprendo il giro di incontri con le parti sociali e ricevendo a Palazzo Chigi i sindacati. Ma questi ultimi si oppongono e si dicono pronti a valutare iniziative di mobilitazione.
Una presa di posizione che arriva alla vigilia del congresso della Cgil, che si apre oggi a Rimini, dove venerdì prenderà la parola dal palco anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il governo, intanto, assicura “la massima apertura al dialogo e al confronto” durante tutto l’iter parlamentare di approvazione della delega fiscale e dei successivi decreti attuativi, considerando che ci sono due anni a disposizione. Ai sindacati non piace la strada della riduzione delle aliquote Irpef, da 4 a 3 scaglioni, e l’estensione della flat tax. Cgil, Cisl e Uil insistono sulla necessità di ridurre le tasse a partire dai redditi medi e bassi da lavoro e da pensione e da “chi le paga sino all’ultimo centesimo”. Altro tema caldo è la lotta all’evasione, che il governo intende “perseguire con forza”, puntando a incentivare anche il rientro dei capitali, a semplificare gli adempimenti e in generale ad arrivare ad “un fisco amico”. I 20 miliardi recuperati quest’anno dovrebbero andare ai lavoratori e ai pensionati e al taglio del cuneo di 5 punti già quest’anno e non nell’arco della legislatura, sostiene la Uil. Il governo risponde ai sindacati rilanciando l’obiettivo di una riforma “il più possibile concreta e condivisa” ma anche rimarcando che l’intervento mira a favorire il lavoro dipendente, oltre che a ridurre la pressione fiscale per le aziende.