untitledDoloroso epilogo di una vicenda che si trascina da quattro anni e che ruota attorno ad un concetto tuttora oggetto di dibattito e sul quale pesano grossi interrogativi. Disposto l’allontanamento del bambino (9 anni) dalla madre e la collocazione con il padre. Il bimbo è spaventato, aspetta da un giorno all’altro di essere prelevato dai carabinieri e consegnato al genitore del quale ha paura

Di Paolo Dordit

È una brutta storia, ce ne eravamo occupati qualche tempo fa, raccontando di una vicenda “sospesa”. Nei giorni scorsi la brutta e temuta svolta. Il Tribunale per i minorenni di Roma ha emesso un provvedimento che dispone l’allontanamento dalla madre del figlio di Laura Massaro, il piccolo L., e la collocazione con il padre, l’attivazione di uno spazio neutro per gli incontri con la madre e, in seconda istanza, “ove il collocamento presso il padre risultasse inizialmente difficoltoso, il Servizio sociale provvederà all’inserimento del minore temporaneamente in idonea casa famiglia per il tempo necessario al recupero del rapporto padre-figlio”. E’ l’epilogo temuto da questa mamma, accusata di alienazione parentale da quando, nel 2015, il suo ex e padre del bambino aveva presentato un ricorso per la decadenza della potestà genitoriale della donna. Da allora il piccolo L. è affidato ai Servizi sociali, che hanno ritenuto la situazione tra i due “ad alta conflittualità, senza alcuna considerazione della violenza pregressa nei miei confronti”, ha raccontato Laura Massaro, che aveva denunciato l’ex per stalking. La vicenda non ha suscitato il clamore mediatico di altre, le telecamere non si sono fissate sulla immagine di questa donna ferma con il suo cartello disperato davanti alla sede del Tribunale. Passa tutto così, senza enfasi. All’opinione pubblica viene risparmiato lo stress di ragionare su una madre disperata. Non diamo giudizi, in questa sede, ma i dubbi sollevati in precedenza rimangono e si rafforzano e l’atteggiamento del Tribunale verranno approfonditi successivamente. Il concetto stesso di “alienazione parentale” che è alla base del provvedimento è oggetto di dibattito e non appare in alcun caso convincente al punto da distruggere la vita di una madre e di mettere una seria ipoteca sul futuro del figlio.
Vale la pena di riprendere e riproporre il disperato appello della donna dalle telecamere della Agenzia Dire, tra i pochi soggetti giornalistici hanno seguito il caso: “Sono Laura Massaro e questo è il mio appello per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, affinché possa intervenire nella vicenda di mio figlio, un bimbo di 9 anni che oggi per un decreto immediatamente esecutivo del Tribunale dei minorenni di Roma potrebbe essere prelevato anche adesso dalle forze dell’ordine e consegnato al padre del quale ha paura. Il mio appello è che lo salvi da questo destino che sembra ormai ineluttabile”. “Avevo già richiesto un intervento degli ispettori del ministero ed è stata presentata un’interpellanza parlamentare indirizzata al ministro. Il mio appello- dice Laura Massaro al termine di una conferenza stampa a Montecitorio- è che il ministro possa intervenire su questa vicenda giudiziaria che ha diversi lati oscuri, e scongiurare il prelevamento di mio figlio che da sempre chiede di rimanere con me”. Il decreto dice inoltre che “se il bambino dovesse avere problemi con il padre sarebbe portato in casa famiglia”. “Il bambino è spaventato e mi chiede di fare il possibile affinchè questo provvedimento non venga eseguito. Lui, come ha sempre detto, vuole stare a casa sua. Si cerca di tranquillizzarlo, di dirgli di essere forte, ma è pur sempre un bimbo di 9 anni”
La difesa di Laura viene soltanto dai Centri Antiviolenza, le associazioni e organizzazioni che si sono unite e hanno lottato contro il Ddl Pillon e che si oppongono al decreto emesso dal Tribunale dei Minorenni di Roma con il quale si decide di sottrarre forzosamente il piccolo alla madre per portarlo al padre di cui ha paura e che non frequenta da oltre sei anni. Inoltre il decreto dà alla madre la possibilità di vederlo solo ogni 15 giorni”. “Ancora una volta la cosiddetta Pas (sindrome da alienazione parentale, non riconosciuta dalla comunità scientifica e giudicata senza fondamento da una sentenza della Cassazione) viene utilizzata- osservano le associazioni- contro una donna e suo figlio nei tribunali italiani. Consideriamo questo decreto l’espressione massima di violenza istituzionale perché fortemente e sicuramente lesivo della salute psico-fisica di Laura e soprattutto di suo figlio. Ci opporremo con tutte noi stesse a questa decisione che riteniamo impossibile da applicare. Saremo presenti con i nostri corpi e raccoglieremo attorno a noi tutte e tutti coloro che pensano sia arrivato il momento di una riflessione e di azioni che portino a un cambiamento culturale radicale in cui le persone tornino al centro dell’attenzione e della cura delle istituzioni e di tutta la società. Abbiamo pensato sino all’ultimo che il Tribunale trovasse una soluzione che tenesse presenti la violenza subita da Laura e l’esposizione del bambino alla violenza assistita. Così non è stato. Ci appelliamo alla presidente del Tribunale dei Minorenni dott.sa Montaldi- conclude la nota- affinché intervenga per non far vivere al bambino questa decisione che sarebbe per il piccolo, affetto anche da una patologia grave, una violenza e quindi un trauma per decisione del Tribunale che presiede. Non ci fermeremo e saremo presenti per monitorare la situazione e perché non abbia la fine tragica che è stata già decretata”.
(fonte DIRE)