Salvatore Di Lauro, il sesto figlio del noto capoclan Paolo Di Lauro, è stato arrestato dalla Polizia di Napoli. L’accusa è quella di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate sulla moglie, delle quali si è reso colpevole con reiterate vessazioni e aggressioni fisiche. La donna ha denunciato il 27 febbraio scorso le violenze subite dal marito, il quale, il giorno precedente, si era presentato sotto il balcone di casa con del liquido incendiario. La vicenda ha scosso l’opinione pubblica e ha visto i giornali nazionali e locali occuparsi dell’arresto del figlio del capo clan Di Lauro.

Salvatore è il sesto dei dieci figli del boss di Secondigliano, detenuto al 41bis. Il giovane, nato a Napoli nel 1988, è noto alle forze dell’ordine per precedenti penali. Arrestato per la prima volta nel 2006, è stato scarcerato nel 2014 per fine pena. Il secondo arresto risale al 2017, quando il 35enne è stato fermato dalla Polizia e poi rilasciato dopo soli 15 giorni.

La notizia della misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica partenopea contro Salvatore Di Lauro ha suscitato scalpore. Il figlio del boss Paolo Di Lauro è stato posto ai domiciliari e dovrà scontare la pena in attesa del processo.

L’episodio, sebbene non connesso alla sua appartenenza familiare, ha portato alla ribalta il nome dei Di Lauro, una delle più potenti e temute organizzazioni criminali italiane. La famiglia, infatti, ha alle spalle una lunga e cruenta storia di attività illegali, tra cui spaccio di droga, estorsione, omicidi e racket. L’arresto di Salvatore, dunque, ha fatto ancora una volta parlare di una delle cosche più celebri del nostro paese.

La vicenda della denuncia della moglie di Salvatore Di Lauro contro il marito è solo l’ultimo episodio in cui un membro della famiglia Di Lauro finisce sotto i riflettori della cronaca. Tuttavia, la Giustizia ha dimostrato, ancora una volta, di non fermarsi dinanzi ad alcuna forma di potere o appartenenza familiare. La lotta alla criminalità organizzata, infatti, è un dovere che non può essere eluso e che deve coinvolgere tutta la società.