Con la fine dell’estate, il Governo è pronto ad affrontare la stesura della Manovra 2024. Nonostante questa non compaia ancora nell’agenda del primo Consiglio dei Ministri successivo alle vacanze, quest’ultimo rappresenta un’occasione cruciale per i partiti della maggioranza di discutere le priorità e le risorse disponibili. Il confronto dovrà affrontare la realtà dei limiti finanziari e delle scelte necessarie, tra cui la possibile riduzione di iniziative significative come la ‘Quota 41’, un anticipo pensionistico con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, recentemente proposto dalla Lega.
Le trattative tra i ministri partiranno da tre pilastri fondamentali: lavoro, famiglia e pensioni. Sul fronte del lavoro, il rinnovo del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti è una priorità. Questo taglio, attivo da luglio e in scadenza alla fine dell’anno, rappresenta una spesa di notevole entità, variando tra 9 e 10 miliardi di euro. Inoltre, la detassazione delle tredicesime e l’anticipazione di queste ultime rispetto alla manovra sono in discussione. Questo potrebbe avere un impatto positivo sui salari già a dicembre, con un costo limitato soprattutto per i redditi più bassi.
Per quanto riguarda il tema delle famiglie, esiste un ampio consenso sulle misure a favore della natalità e dei nuclei familiari numerosi. Questo pacchetto di aiuti, incentivi per l’assunzione di madri lavoratrici e bonus per il secondo figlio, potrebbe costare circa 4-5 miliardi di euro. Questo finanziamento potrebbe provenire dal miliardo risparmiato grazie all’Assegno Unico.
Le pensioni rappresentano un punto di disaccordo tra i partiti. Se il vicepremier Antonio Tajani propone l’aumento delle pensioni minime (con un costo stimato di 210 milioni per portarle a 600 euro), la Lega sostiene ancora l’idea della Quota 41, anche se con possibili adattamenti. Al momento, si stanno considerando piccoli aggiustamenti alle misure esistenti, come la conferma della Quota 103 (uscita dal lavoro a 62 anni con 41 anni di contributi) e l’Ape sociale per i lavoratori svantaggiati. L’Opzione Donna potrebbe essere rivista, consentendo a coloro che hanno 35 anni di contributi di usufruirne, forse alzando l’età minima.
Riguardo alle spese, vi sono diverse voci da considerare, come i fondi per il Ponte sullo Stretto, la tassazione agevolata sui premi di produttività, i fringe benefit e le spese urgenti. Inoltre, c’è la necessità di avviare la riforma dell’Irpef, richiedendo circa 4 miliardi. Nel complesso, le spese prospettate avvicinano già l’importo totale della manovra a 30 miliardi di euro, escludendo le richieste dei ministri per i loro settori.
Per quanto riguarda le entrate, al momento si prevedono 4,5 miliardi di deficit dal Def, 300 milioni dalla spending review e altre risorse da nuovi accordi fiscali. Si punta anche a ottenere 2,5 miliardi tramite una tassa sugli extraprofitti delle banche, anche se questa cifra è incerta a causa delle potenziali modifiche legislative. Le discussioni in Parlamento potrebbero portare ad escludere le banche più piccole, non applicare la tassa ai titoli di Stato e renderla deducibile, specificando che si tratta di una tassa straordinaria.