di Giulio Terzi
Ammettiamolo, la situazione si è fatta insostenibile. Ai romani delle beghe tra i cinque stelle, della fragilità emotiva di Virginia Raggi e della sua incapacità di ottenere dall’Ama quello che serve non interessa più che tanto. I contribuenti pagano per qualcosa che funzioni. Oggi si sentono dire che il bilancio della Municipalizzata è equivoco, che l’Ama rischia il commissariamento, che stiamo per entrare nell’ennesima emergenza rifiuti. Forse si è veramente passato il limite. Forse la Giunta Raggi è davvero inadeguata, e forse il governo giallo-rosso non vuole darle una mano. Virginia aspetta una mano dal ministro Costa (ambiente, grillino) che non arriva, Roma è nelle secchie dell’ennesima crisi di rifiuti e i conti dell’Ama, ancora una volta, sono giudicati irricevibili. Va ricordato che l’ultimo presidente della società è stato defenestrato a febbraio, per aver presentato una versione delle finanze non gradita alla giunta (vecchi crediti vantati da Ama, che Roma Capitale non riconosce). Il nuovo Cda, nominato solo tre mesi fa, ha riproposto lo stesso problema. Sono tutti nel pallone, il Cda dell’Ama è con un piede fuori della porta e si parla di commissariamento. Non è una bega, non è una ripicca: i revisori di Ama, esperti esterni della società Ernst & Young, hanno scritto nella relazione al bilancio che esiste una «incertezza significativa relativa alla continuità aziendale», cioè alla capacità di Ama di restare in vita e garantire i servizi, già colabrodo. Che si fa? Intanto la Regione ha sfornato un’ordinanza in cui parla del «diffuso disagio della popolazione», di «disfunzionalità in gran parte del territorio», che «rischiano di comportare il progressivo diffondersi delle criticità igieniche». L’accusa è diretta la Pisana accusa il Campidoglio e l’Ama di non avere rispettato i patti di luglio, quando era stata firmata la prima ordinanza che obbligava tutti gli impianti del Lazio ad accogliere i rifiuti della capitale, fino al 30 settembre. «Non risultano completate le misure di competenza di Roma Capitale e di Ama», accusa Zingaretti. Mancano i nuovi siti di trasferenza, gli impianti di trattamento mobile, i nuovi camion, l’approvazione del bilancio di Ama. E la Regione ha chiesto al Campidoglio di «ripristinare le condizioni di adeguata sicurezza igienica», per evitare «rischi sanitari». La proroga alle misure d’emergenza però è formato mini: durerà solo 15 giorni. Detto tra le righe, proprio il 15 ottobre poi i netturbini sciopereranno per 2 ore, altra tegola.
Se ne può uscire? Roma non ha impianti di smaltimento. E quelli di trattamento dell’immondizia sono pochi. Anche i nuovi contratti con l’Abruzzo e con le Marche riguardano solo il trattamento del pattume, che poi, per paradosso, tornerà indietro nel Lazio per essere smaltito. Ma dove? A fine dicembre chiude anche la discarica di Colleferro. Sarà un Natale difficile. E i romani ne hanno abbastanza