Di Giovanni Tagliapietra

Centinaia di migliaia, milioni in piazza per chiedere una svolta mondiale sul clima. Soprattutto giovani e giovanissime e colorate le folle che hanno marciato senza un vero perché. I genitori sono fieri dell’impegno civile cui hanno abdicato, i professori e il ministro sono fieri della crociata green degli studenti, concedono il diritto di sciopero e di corteo, in memoria del “sei politico” del passato. I politici applaudono compiaciuti e si affrettano a immaginare provvedimenti green. Questa passione ecologista scoppia improvvisamente e invade il mondo, si sciolgono i grandi ghiacciai al polo, ma anche il piccolo sul Monte Bianco sta inesorabilmente scivolando verso valle. Siamo preoccupati, dovremo sfollare autoctoni e imprese. C’è una strategia dietro tutto questo, c’è un burattinaio, una testa pensante, un trust di cervelli che ci dice dove e come andare? Certo non è Greta e chi la manda avanti, ma Greta diventa un simbolo, una icona. Sufficientemente solida da resistere ad un controllo incrociato, alle critiche, allo stress? Ci porterà alla rivoluzione? O avrà il plauso e la pacca sulle spalle dai potenti del mondo? Siamo nel caos, come se ne esce? Il mondo è pronto a collaborare? L’Italia è pronta a collaborare? A suo tempo ci hanno fatto fare di tutto e il contrario di tutto per affrontare emergenze specifiche e generiche. Oggi cosa ci chiedono? Un sondaggio dell’Istituto Piepoli ci spiega che per contribuire a risolvere il problema del riscaldamento globale quasi nove italiani su 10 (l’89%) rinuncerebbero a prodotti imballati con plastiche non riciclabili; invece “soltanto il 53% rinuncerebbe all’uso di auto private. Dal sondaggio emerge anche il 93% degli italiani è a conoscenza dei recenti eventi in Amazzonia, Russia e Africa. E che il 77% delle persone attribuisce la colpa al riscaldamento globale; percentuale che sale all’80% per le donne e all’85% nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Secondo l’indagine, inoltre, “il 71% degli italiani condivide gli obiettivi e i metodi del movimento” per il clima Global strike. Il sondaggio rileva anche che lo sciopero per il clima può influire sulla consapevolezza e sul comportamento degli individui per il 50%; percentuale che sale al 57% nella fascia di età compresa tra i 18 e 34 anni. Per quanto riguarda l’influenza sul comportamento delle istituzioni, sono d’accordo che può avere effetti il 41% degli italiani; si sale al 50% nelle persone comprese tra i 18 e i 34 anni. Ecco fatto. Siamo tutti sensibili e consapevoli, gli studenti possono tornare in classe. Come risolviamo i problemi? Ci pensa Greta.