Sono tre i grandi temi affrontati dalla Procura di Bergamo nell’avviso di chiusura dell’indagine sulla gestione della prima ondata del Covid nella zona più colpita d’Italia: nonostante l’impennata dei contagi tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo e lo scenario “catastrofico” acclarato, non fu istituita alcuna zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, per altro già pronti a ‘isolarsi’ per evitare di dover contare oltre 4 mila morti di Covid. Inoltre, non fu applicato il piano influenzale pandemico, anche se risalente al 2006 con una catena di ritardi e omissioni che avrebbero poi determinato la “diffusione incontrollata” del virus. Il fascicolo fu aperto ai primi di aprile. Indagine in cui gli indagati sono 19, e tra questi l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro Roberto Speranza, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore del Welfare lombardo Giulio Gallera e vari esponenti di rilievo del mondo della sanità italiana, come Claudio D’Amario ex dg della prevenzione del ministero, Agostino Miozzo coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, e Angelo Borrelli, ex capo della Protezione Civile. Le accuse sono epidemia colposa aggravata, omicidio colposo, rifiuto d’atti d’ufficio e falsi. Il Procuratore Antonio Chiappani ha detto che c’è stata “un’insufficiente valutazione di rischio” ed ha aggiunto che “di fronte a migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione”. In merito alla mancata applicazione del piano pandemico esistente si imputa a Brusaferro di aver proposto non tanto la sua “attuazione” bensì “azioni alternative, così impedendo l’adozione tempestiva delle misure in esso previste”. Accusa, questa di cui risponde tra l’altro Speranza con gli allora suoi tecnici e, per non aver applicato il piano regionale Gallera e l’ex dg del Welfare Luigi Cajazzo. Infine, il capitolo che riguarda l’ospedale di Alzano per cui sono indagati i vertici e dirigenti della Asst di Bergamo Est: secondo l’ipotesi non furono adottate misure per contenere il virus e il suo pronto soccorso venne chiuso e poi riaperto senza l’adeguata sanificazione.