myrta-merlino-inginocchiata-1322636L’assurda morte di George Perry Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio nella città americana di Minneapolis per mano di poliziotti che, indegnamente indossavano una divisa, ha giustamente suscitato lo sdegno di persone in tutto il mondo, desiderose di manifestare contro tale violenza.

Inizialmente i cortei avevano assunto un tono duro e pacifico al tempo stesso; dopo poco però, il dolore e la compostezza hanno lasciato spazio a scontri di piazza che, in nome di una falsa protesta, sono sfociati in guerriglie urbane in cui macchine, negozi, cassoni della spazzatura sono stati dati alle fiamme.

Un gesto da cui, come sempre, la politica non ha saputo prendere le distanze ed anzi, è diventata la vera “anima” di questi scontri.

La morte di Floyd si è così trasformata in un pretesto per disarcionare l’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che, con tutti i suoi pregi e difetti è stato eletto in modo assolutamente democratico; violenti attacchi da parte di bande afroamericane sono stati perpetrati nei confronti di donne e uomini di pelle bianca. Come prevedibile il tutto è stato ben insabbiato in termini di informazione e, quando i ben pensanti si sono trovati nell’impossibilità di negare la violenza, hanno attribuito alla “rabbia” la giustificazione.

E in Italia? Ovviamente non potevano mancare manifestazioni intrise di politica che, come oltreoceano, hanno visto nella morte di George Floyd, una scusante per dare addosso al Presidente Americano e alla Polizia.

Abbiamo assistito a buffonate di prima grandezza come quella delle mille persone che, in una bella giornata di Sole a Piazza del Popolo, si sono inginocchiate allo slogan “I can’t breathe” (non posso respirare), frase detta dall’uomo poco prima di perdere i sensi e morire. Pugni rigorosamente chiusi come il saluto comunista impone, moltissime bocche prive di mascherine e totale azzeramento delle distanze di sicurezza. Eppure, nessun nome di spicco del mondo dell’informazione ha fiatato come invece accaduto per la manifestazione del 2 giugno.

Myrta Merlino e Laura Boldrini in ginocchio (una nello studio televisivo, l’altra in Parlamento) in segno di un falso rispetto ed ipocrita preghiera per questa morte; nomi del mondo dello spettacolo che, a comando, hanno deciso di sfruttare tale avvenimento per un ritorno di immagine. E, ciliegina sulla torta, attacchi alle Forze dell’Ordine e a chi indossa una Divisa in rappresentanza dello Stato.

Prima che qualche imbecille possa pensare che da parte di chi scrive ci sia un seppur vago sentore di razzismo, permettetemi di ribadire (se non si fosse capito nelle primissime righe) che la morte di Floyd rappresenta una macchia vergognosa che potrà lavarsi solo con una condanna esemplare da parte dei poliziotti Thomas K. Lane e J. Alexander Kueng. Peccato però che, almeno in Italia, non si siano mai viste manifestazioni di protesta nelle varie piazze delle città per la morte di Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso da quattro zingari che avevano appena effettuato una rapina; per i medici e gli infermieri che, durante questo tempo di COVID, hanno messo (e continuano a mettere) a repentaglio la loro esistenza, nella speranza di salvare quante più vite possibili; per le donne stuprate da africani e uomini dell’est europa giunti in Italia senza alcun titolo e diritto, per le vittime uccise a picconate da quel pazzo rispondente al nome di Kabobo e potremmo continuare ancora a lungo.

Nessun politico, nessun nome di spicco del mondo dello spettacolo o del giornalismo ha pensato di inginocchiarsi per queste persone. Ma si sa, questa è la nazione (la n minuscola non è una svista) che preferisce accogliere a braccia aperte (e senza mascherina) chi è stata in Africa per una vacanza, dichiarando di tornarci quanto prima, e lasciare vuota una chiesa per i funerali di un Servitore dello Stato.

Ecco perché io NON MI INGINOCCHIO!

Stefano Boeris