Israele è in uno stato di guerra dichiarato mentre si prepara ad affrontare un conflitto di lunga durata, che potrebbe includere un’operazione di terra a Gaza, dove sta aumentando la presenza di carri armati. Queste azioni sono state autorizzate dal Consiglio di sicurezza del governo Netanyahu in risposta all’attacco nemico, che il premier aveva precedentemente descritto come una “campagna di un’irruenza e un’ampiezza mai vista prima”.

La tensione è aumentata anche al confine nord del Paese, dove si sono verificati scontri a fuoco tra Hezbollah e Israele. Hezbollah è un alleato di Hamas ed entrambi sono sostenuti dall’Iran.

I numeri parlano dell’intensità del conflitto: in Israele, le vittime dei raid di Hamas hanno superato le 700, comprese le vittime del tragico massacro del rave party israeliano alla frontiera, e ci sono circa 2.500 feriti, molti dei quali in condizioni gravi. Tel Aviv e Gerusalemme sembrano città fantasma, con la popolazione barricata in casa a causa dei razzi lanciati da Hamas.

Sull’altro fronte, a Gaza, il bilancio delle vittime sotto i bombardamenti dell’aviazione israeliana ha superato le 400, tra civili e miliziani, con oltre 2.300 feriti. Prima di intraprendere un’eventuale operazione di terra, l’esercito israeliano deve eliminare le sacche di resistenza al confine con la Striscia, dove continuano gli scontri tra miliziani di Hamas e soldati israeliani.

Israele ha dichiarato lo stato di guerra e ci sono ancora aree calde di combattimento, come la città di Sderot, dove si sono verificati scontri vicino alla stazione di polizia, precedentemente presa dai terroristi e poi ripresa dalle forze armate. Altri punti critici includono il kibbutz di Melfasim. Israele ha affermato di aver riconquistato il controllo su 22 delle comunità attaccate da Hamas, Jihad Islamica e Brigate dei Martiri di al Aqsa.

Un elemento che potrebbe ritardare un’eventuale operazione di terra a Gaza è la presenza di oltre 100 ostaggi israeliani (civili e soldati) nelle mani delle fazioni armate palestinesi, compresi i tunnel e le case. La sorte di questi ostaggi è una fonte di preoccupazione per Israele e ha scatenato proteste tra i loro parenti, che accusano le autorità di abbandonarli.

I social media sono pieni di richieste di informazioni e aiuto riguardo agli ostaggi. La situazione resta altamente volatile e in evoluzione mentre il conflitto prosegue.