Viceministri e sottosegretari/ Chi vince e chi perde in Pd e M5S.Molto peggio dei peggiori governi della prima Repubblica, vendette, premi, realpolitik di corto respiro portata agli estremi
Molto peggio dei peggiori governi della prima Repubblica, vendette, premi, realpolitik di corto respiro portata agli estremi. Con la nomina di 32 sottosegretari e dieci viceministri la squadra di governo è ora completa, l’esecutivo Conte bis può iniziare a lavorare a pieno regine nelle commissioni parlamentari, ma l’aria che tira non è delle migliori. La maggioranza va ai 5 Stelle con 21 esponenti; 18 sono invece in quota Pd (cinque di area renziana) due sono indicati da Liberi e Uguali, uno è del Maie (gli italiani all’estero). I viceministri sono sei in quota M5S, quattro per il Partito Democratico. Solamente quattordici le donne. Ma gli esclusi hanno il coltello tra i denti e promettono battaglia. Il primo della lista è sicuramente Emanuele Fiano, deputato del Pd di lungo corso, competente, preparato e popolare volto televisivo. Doveva essere vice della Lamorgese al Viminale ma alla fine dalla lista ufficiale il suo nome è sparito, pare per accontentare Maurizio Martina che ha preteso un ruolo importante per il suo braccio destro Matteo Mauri, che è infatti è diventato viceministro dell’Interno proprio al posto di Fiano.
Altro nome eccellente, sempre in quota Pd, rimasto fuori dalla squadra di governo è quello di Lia Quartapelle, milanese che doveva andare alla Farnesina. La Quartapella è fedelissima di Paolo Gentiloni, neo-commissario europeo, e il problema è che il presidente del Pd non aveva diritto a un altro posto nell’esecutivo oltre alla prestigiosa poltrona ottenuta per sé a Bruxelles. Tra i dem restano fuori anche il pugliese Dario Stefàno e il vice-capogruppo al Senato Franco Mirabelli. Quest’ultimo aveva davanti a sé nella propria corrente Marina Serena (diventata viceministro agli Esteri) e quindi non ha trovato spazio tra i sottosegretari. Fuori dalla squadra di governo anche due ex ministre di peso dei 5 Stelle come Elisabetta Trenta (ex titolare della Difesa che non è neppure parlamentare) e Barbara Lezzi. All’Economia confermato Antonio Misiani per il Pd (bergamasco, senatore della commissione Bilancio, tesoriere del Pd all’epoca di Pierluigi Bersani segretario, responsabile economico della segreteria e nettamente schierato al fianco di Zingaretti) e Laura Castelli per i 5 Stelle (che dunque ha vinto il derby nel Movimento con Stefano Buffagni). Buffagni – vicino a Davide Casaleggio e uomo di Luigi Di Maio per Milano e il Nord Italia – diventa viceministro allo Sviluppo Economico. Viceministre degli Esteri sono Marina Sereni (Pd) – che Zingaretti ha voluto in segretaria e che nella scorsa legislatura è stata vicepresidente della Camera – e Emanuela Del Re (M5S): per lei si tratta di una riconferma. Confermato alla Farnesina come sottosegretario anche il fedelissimo di Di Maio Manlio Di Stefano.
Gli altri viceministri sono il 5 Stelle Giancarlo Cancelleri (leader dei 5Stelle in Sicilia e consigliere regionale) alle Infrastrutture (e qui si è già aperto un caso con le opposizioni di Centrodestra all’attacco che gridano all’ennesimo uomo dei no stile Danilo Toninelli; il 5 Stelle Pierpaolo Sileri – un chirurgo – alla Salute, mentre la dem – e renziana doc – Anna Ascani va all’Istruzione All’Interno l’altro viceministro, oltre a Mauri, è Vito Crimi (M5S) – l’uomo delle battaglie contro Radio Radicale – che perde la casella di sottosegretario alla presidenza del Consigl.io con delega all’editoria. Tra i sottosegretari la delega chiave dell’editoria va ad Andrea Martella del Pd, che era coordinatore della segreteria dem. L’altro sottosegretario alla presidenza del Consiglio è Mario Turco, del M5S, alla programmazione economica e investimenti. Sottosegretari ai rapporti con il Parlamento sono Simona Malpezzi, Pd (renziana soft della corrente Lotti-Guerini) e Gianluca Castaldi (M5S). Agli Esteri come sottosegretari, oltre al già citato Di Stefano, vanno Ivan Scalfarotto (Pd e renziano, promotore dei comitati civici dell’ex premier) e Ricardo Merlo (Maie, il Movimento per gli italiani all’estero, che ha votato la fiducia al governo giallorosso. Era già sottosegretario nel governo con la Lega). All’Interno vanno Carlo Sibilia (M5S, riconfermato) e Achille Variati (Pd), ex sindaco di Vicenza.
Alla Giustizia confermato Vittorio Ferraresi (M5S vicino a Di Maio) e Andrea Giorgis (deputato Pd e costituzionalista). Agli Affari europei Laura Agea (M5S, ex europarlamentare). Alla Difesa Angelo Tofalo (M5S) e Giulio Calvisi del Pd, esperto di immigrazione, un passato nella Fgci e nella sinistra giovanile. All’Economia Alessio Villarosa (M5S, riconfermato) Pierpaolo Baretta (Pd, ex sindacalista Cisl, già al Mef con Fabrizio Saccomanni e Pier Carlo Padoan) e Cecilia Guerra (LeU). Al Mise Alessandra Todde (M5S, ex amministratore delegato di Olidata, prima dei non eletti nella circoscrizione Isole alle elezioni europee), Mirella Liuzzi (M5S), Gianpaolo Manzella (finora assessore nella giunta Zingaretti, fortemente voluto dal segretario dem) e la renziana Alessia Morani (anche lei dell’area Lotti-Guerini).
Alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate (M5S). All’ambiente Roberto Morassut (Pd). Alle Infrastrutture Roberto Traversi (M5S) e Salvatore Margiotta (Pd). Al Lavoro Stanislao Di Piazza (M5S) e Francesca Puglisi (Pd). All’Istruzione Lucia Azzolina (M5S) – insegnante e sindacalista – e Giuseppe De Cristofaro (LeU, un passato in Rifondazione Comunista e nel Genoa social forum). Alla Cultura Anna Laura Orrico (M5S) e Lorenza Bonaccorsi (Pd, con delega al turismo, assessora uscente nella giunta Zingaretti). Alla Salute la dem – stretta collaboratrice di Romano Prodi – Sandra Zampa, cofondatrice del Partito Democratico.