Nel mezzo dell’escalation del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, le porte del valico di Rafah si sono aperte, consentendo l’uscita di centinaia di stranieri, tra cui persone con doppio passaporto e feriti. Tra questi c’erano i primiquattro italiani, volontari di Ong internazionali, accolti dai diplomatici italiani e scortati fino al Cairo. Questo momento di evacuazione, sebbene un piccolo spiraglio nel conflitto sempre più feroce, offre una breve tregua per alcuni, ma non basta a mitigare l’orrore che si sta vivendo nella Striscia di Gaza.
Nel frattempo, un nuovo bombardamento ha colpito il campo profughi di Jabalya, nel nord dell’enclave palestinese, già teatro ieri di un pesante raid che ha lasciato decine di morti sotto le macerie. L’ONU ha sollevato nuovamente la questione degli “attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra”. Le cancellerie europee hanno espresso forte preoccupazione per gli eventi a Jabalya, sottolineando l’importanza di proteggere la popolazione civile.
Le forze combinate israeliane, dopo violenti combattimenti con Hamas, hanno circondato Gaza City da tre lati – nord, centro e sud – con una manovra a tenaglia che mira a radicarsi nel profondo della Striscia. L’obiettivo dichiarato è smantellare i tunnel di Hamas e neutralizzare i capi del gruppo. Le forze armate israeliane affermano che nel campo profughi di Jabalya si nascondeva il Comando centrale di Hamas del nord della Striscia. In questa situazione, il numero delle vittime continua a salire, con le autorità di Hamas che denunciano “decine di morti e feriti” a causa degli ultimi attacchi.
La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione alla situazione, con l’alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Josep Borrell, che sottolinea l’obbligo morale e legale di proteggere i civili. Nel frattempo, il capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, descrive gli eventi come “l’ultima atrocità che ha colpito gli abitanti di Gaza”, sottolineando l’urgente necessità di porre fine a questa escalation di violenza.
Mentre il conflitto infuria, l’evacuazione di stranieri offre un breve respiro, ma la Striscia di Gaza rimane intrappolata in una spirale di violenza e disperazione. La speranza per una soluzione pacifica sembra sempre più remota, mentre il mondo osserva impotente la sofferenza continua del popolo di Gaza.