DR ANTONIO CARBONE DS CIVITAVECCHIAParla il dr. Antonio Carbone, direttore sanitario del Polo Ospedaliero Civitavecchia-Bracciano.“Facile ragionare con il senno di poi, nell’emergenza abbiamo imparato a conoscere il virus e a combatterlo”. “Ora ci si avvia ad un ritorno alla normalità ma si continua a vigilare”.

 

di Elena Padovan

 

Il Dott. Antonio Carbone, specializzato in Igiene e Medicina Preventiva e in Ostetricia e Ginecologia, dal 2006 ricopre la carica di direttore sanitario nell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia e dal 2015 è presente anche presso il polo ospedaliero Civitavecchia – Bracciano. In piena fase 2 lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fare il punto della situazione e per avere una sua analisi su come è stato affrontato il periodo più acuto di questa pandemia.

 

Com’è oggi la situazione a Civitavecchia?

Ad oggi, tutto procede per il meglio, in quanto non abbiamo nessun paziente ricoverato per Covid +. L’unica paziente ancora positiva era una donna di oltre 90 anni che è stata trasferita qualche giorno fa in una struttura territoriale di riferimento regionale. Si è già dato inizio ai lavori di pulizia straordinaria del reparto di Medicina e a seguire, l’esercito si occuperà della sanificazione dello stesso.Siamo giunti a questo importante  obiettivo sopratutto grazie alla nostra Azienda che ha fatto davvero i salti mortali per non farci mancare nulla.

 

Ad un certo punto il contagio è dilagato. Cosa pensa sia accaduto?

L’Asl Roma 4 è stata molto colpita come del resto tutto il territorio. Si trattava di una malattia nuova e subdola e ci siamo trovati a gestire i primi casi di pazienti portatori dell’infezione ma senza sintomatologia ascrivibile a tale malattia. A febbraio ci si aspettava di dover gestire come casi sospetti quelli provenienti dalla Cina o dalle zone rosse dell’Italia del nord oppure i sintomatici. Con il trascorre dei giorni, a spese nostre, abbiamo invece capito che non era così. Purtroppo erano saltati tutti i link epidemiologici e da fine febbraio in poi la situazione è diventata molto critica. Ci trovavamo in trincea a combattere contro un nemico di cui conoscevamo ancora troppo poco.

Oggi, con il senno del poi, è facile fare delle critiche su come sono state gestite le cose e su come si sarebbe dovuto agire per evitare il propagarsi del contagio. In realtà, noi davvero abbiamo fatto tutto quello che, in quel momento, eravamo in grado di fare e  abbiamo seguito attentamente le disposizioni che ci sono state  impartite dallo Stato e dalla Regione Lazio. Nella prima decade di marzo, al primo sospetto che il virus avrebbe potuto albergare anche in pazienti asintomatici,  abbiamo messo in campo delle azioni che ci hanno permesso di inquadrare immediatamente la situazione epidemiologica in ospedale ed al contempo di circoscrivere ed arginare il fenomeno evitando il rischio di una maggiore diffusione dell’infezione nella nostra struttura.

 

Come sono stati strutturati gli spazi?

Da subito abbiamo creato una medicina Covid per i pazienti positivi e una no-Covid per tutti i pazienti bisognosi di cure diciamo di “routine”. Per realizzare due distinti reparti di medicina, siamo stati costretti ad accorparne altri, come  l’ortopedia, la chirurgia e la chirurgia vascolare, e a chiudere temporaneamente altri come la pediatria. La piastra ambulatoriale invece, è diventata una zona grigia per tutti i sospetti Covid in attesa del risultato del tampone.

Abbiamo rivoluzionato l’intera organizzazione ma, ad oggi stiamo riorganizzando i reparti riportandoli ad un assetto pre Covid e stiamo rivedendo i percorsi per un graduale ritorno alla normalità con la stessa riapertura di tutte le specialità.

 

Ciò significa che le  attività ambulatoriali ripartiranno?

Ci tengo a dire, che per quanto riguarda l’ospedale di Civitavecchia, sono sempre state garantite le prestazioni oncologiche, di dialisi, traumatologiche e tutte le prestazioni in regime d’urgenza come le fratture del femore che sono state operate regolarmente. Queste ultime sono vistosamente aumentate perché le persone rimanendo a casa hanno avuto molti incidenti domestici.La direzione generale si sta muovendo in queste ore per avviare un gruppo di lavoro che si occupi di programmare e di organizzare tutte le prestazioni che sono state sospese. L’auspicio è che quanto prima la stessa piastra possa tornare ad essere la sede degli ambulatori. Bisogna però rammentare a tutti che il virus non è scomparso, pertanto bisognerà agire sempre con le massime precauzioni mettendo in campo tutte le misure di prevenzione.

 

Cosa cambierà per visitatori e pazienti?

Continueremo ad avere dei percorsi separati e prima di entrare in ospedale ci sarà la misurazione della temperatura corporea sia per gli operatori che per i visitatori. Il numero delle persone che potranno entrare sarà comunque contingentato. Per i pazienti ambulatoriali invece, ci sarà un triage telefonico, il giorno precedente l’appuntamento per la visita. L’intervista telefonica servirà ad evidenziare la presenza di eventuali sintomi riferibili ad infezione da Covid. In quel caso si inviterà il paziente a non presentarsi in ospedale ma a rimanere a casa e a contattare il proprio medico di base. Il giorno programmato per la visita ambulatoriale, il paziente, giunto in ospedale, verrà sottoposto ad un secondo triage finalizzato a “fotografare” la condizione clinica nelle ultime 24 ore. Qualora emergessero sospetti per rischio infettivo da Covid, il paziente verrà isolato ed avviato verso un percorso dedicato.