Il sindaco di Merano, Dario Dal Medico

Parla Dario Dal Medico, sindaco della seconda città dell’Alto Adige. L’economia funziona, il turismo fa da volano, c’è un benessere diffuso. Ma sulle sponde del Passirio si respira un’aria diversa, c’è una svolta in atto, un salto di qualità. Dopo 23 anni c’è di nuovo un sindaco di madrelingua italiana ma altoatesino di nascita. “Vogliamo dare nuovo slancio, con maggiore concretezza rispetto all’impronta ideologica della giunta precedente”. “Merano è una fucina di eventi di richiamo internazionale, e insieme una città di infrastrutture. Rllanceremo l’ippodromo”

 

Di Giovanni Tagliapietra

 

Dario Dal Medico, avvocato, 54 anni, impegnato nel sociale,  è  il sindaco di Merano con il sostegno di due liste civiche moderate e l’appoggio della SVP. L’Alto Adige è mediamente ben governato, lindo come uno specchio, forse un po’ grigio e privo di fantasia, economia che funziona, il turismo che fa da volano, un benessere diffuso. Merano è un piccolo gioiello, ma l’impressione che si trae da un anno a questa parte è di una piccola svolta in atto, un salto di qualità. Ne parliamo con Dal Medico

Dicono che sotto il suo governo la città abbia una trovato una marcia in più. Possiamo parlare di “Modello Merano”? E perché?

 

Innanzitutto, bisogna dire che da decenni a Merano i due gruppi linguistici, quello italiano e quello tedesco, sono pressoché parimenti rappresentati e ciò ha reso Merano una sorta di piccola Europa d’Italia. E questa è anche una delle ragioni per la quale la nostra città, nel 2018 e su iniziativa della precedente amministrazione, è riuscita a entrare nella top ten nazionale delle città che potevano ambire al titolo di capitale italiana della cultura 2020. Qualsiasi programma politico non può prescindere da questa realtà: Merano è, fin dalla sua fondazione ufficiale avvenuta con l‘approvazione dell’ordinamento civico del 1317, crocevia internazionale aperto agli scambi e alle attività commerciali, crogiuolo di culture, di lingue e religioni diverse, e, soprattutto, laboratorio di pacifica convivenza. Queste caratteristiche Merano le ha conservate inalterate nel tempo e si ritrovano tutte anche nel senso di ospitalità della sua gente. Agli occhi di chi vi arriva per la prima volta Merano può forse apparire una cittadina di provincia diciamo così, assopita nella sua bellezza, ben lontana dai clamori di un capoluogo. Tranquillità e discrezione sono qualità che gli ospiti, in particolare le tante personalità del jet set internazionale che la scelgono per ritemprarsi, hanno sempre apprezzato. Ma la pace che si respira in riva al Passirio è frutto di una quotidiana “fatica”: riuscire a coniugare in modo armonioso tutte le diverse anime e attitudini che convivono in questa città e che la rendono così ricca e unica non è un compito facile e richiede a tutte e tutti noi ogni giorno un nuovo impegno: quello di ascoltarci reciprocamente, di prestare attenzione l’uno alle idee, alle tradizioni, alle abitudini dell‘altra. Basta rivolgere lo sguardo oltre confine per rendersi conto di quali drammi e tragedie civili possano derivare da modelli di convivenza che non hanno purtroppo funzionato altrettanto bene come il nostro“.

 

Una giunta forte e moderata, un sindaco “italiano”. Quali sono le linee del suo governo, dove vuole arrivare. Proposte, idee, numeri.

 

Della Giunta che presiedo fanno parte altri cinque rappresentanti politici, ovvero due assessori e tre assessore, di cui una è anche vicesindaca. Una situazione di equilibrio di genere che non si riflette purtroppo in modo identico in seno al Consiglio comunale, composto da 12 consigliere e 22 consiglieri, e nel quale l’esecutivo può contare su una maggioranza di 19 seggi su 36. Tutt’altro che maggioranza schiacciante ma non per questo debole. Una svolta per Merano che dopo 23 anni ha di nuovo un Sindaco di madrelingua italiana ma altoatesino di nascita. Il nostro compito è di dare nuovo slancio alla città dopo la chiusura pandemica, con un accento maggiore alla concretezza rispetto all’impronta più ideologica della precedente amministrazione.

 

Di voi si parla poco perfino sulla stampa locale. Sulle cronache nazionali rientrate solo nella categoria turismo. Non succede niente di rilevante, non ci sono progetti fortemente innovativi? Merano è un laboratorio politico?

 

Non condivido queste Sue affermazioni. Le voci critiche di una certa asprezza sul presunto “letargo” di Merano sono sempre circolate, ma sono quelle di chi si fissa sul particolare e perde di vista la visione d’insieme. Merano è una fucina di eventi di richiamo internazionale – mi basti citare il Wine Festival e il Südtirol Classic Festival – e una città di infrastrutture che pure metropoli europee ci invidiano, penso alle passeggiate e ai parchi, ai Giardini botanici e al museo del turismo di castel Trauttmannsdorff, ma anche all’ippodromo, che d’intesa con la Provincia vogliamo rilanciare e aprire ancor più alla cittadinanza. E proprio all’ippodromo, sotto la tribuna centrale, troverà sistemazione il business incubator, un incubatore aziendale voluto dall’amministrazione comunale per promuovere la cultura dell’innovazione e offrire a imprenditori e imprenditrici postazioni di lavoro completamente attrezzate e a prezzi di affitto vantaggiosi nonché servizi di consulenza e forme di sostegno utili nella fase di avvio e di ampliamento delle nuove attività.

 

Non ci sono solo le luci di una piccola città gioiello. Ci sono anche i problemi. La presenza di immigrati stranieri, stanziali, è una grossa realtà. Perché da tutte le parti del mondo si arriva a Merano e si trova lavoro? Delinquenza? Marginalità? Fenomeni di devianza e di bullismo? Criticità che sfuggono al visitatore distratto?

 

Lungi da me l’idea di sostenere che Merano sia solo ed esclusivamente un’isola di felicità immacolata. Non viviamo in una bolla ideale, anche noi dobbiamo fare i conti – sebbene in misura molto più contenuta – con le criticità che caratterizzano la vita sociale ed economica di tante altre città italiane e straniere. Certo, anche in riva al Passirio si verificano episodi di bullismo, di vandalismo, anche noi conosciamo gli episodi di microcriminalità, ma le statistiche forniteci dalle forze dell’ordine ci dicono che questi fenomeni, a Merano, non destano certo quell’allarme che ad alcuni a volte piace “gonfiare”. Non vogliamo sottovalutare i casi di delinquenza o di devianza, ma impegnarci per prevenire, rieducare, sensibilizzare.

A Merano le persone immigrate rappresentano circa il 15% della popolazione locale: io dico, nella tradizione che ha fatto di Merano un punto di incontro di culture diverse, che la loro presenza costituisce per tutti noi un arricchimento e una preziosa risorsa per affrontare insieme le sfide future. Si tratta di uomini e donne che hanno scelto di venire a vivere e a lavorare a Merano per la qualità di vita che offre e che vanno sostenute affinché possano integrarsi pienamente nella comunità locale. E non è certo un caso che siano già presenti anche nelle nostre istituzioni, come ad esempio i membri della Commissione comunale per l’integrazione e l’immigrazione, o come la vicepresidente del Consiglio comunale Dhurata Tusha, un’insegnante di origine albanese molto stimata e attiva nella nostra comunità come mediatrice linguistica e culturale.

Per quanto riguarda il contesto urbano, invito chiunque a passeggiare per le strade e le piazze di Merano e a segnalare situazioni di degrado paragonabili a quelle di tante altre città. L’amministrazione comunale, ma tutta la popolazione in generale, ha un grande senso del decoro e avverte la corresponsabilità di contribuire a conservare e a tramandare l’immagine che Merano, città di cura e città giardino, si è costruita nel corso degli anni. Per chi ci vive ogni giorno un sacchetto di rifiuti abbandonato accanto ai bidoni o un muro imbrattato possono sembrare un’indecenza, ma, mi creda, chi è abituato ad altre realtà, italiane o estere, e viene a Merano trova una città accogliente, pulita e ordinata. E, nella maggior parte dei casi, ci ritorna anche volentieri.