d0ab04271f9382c59373e371468348a8Parla il Dott. Luciano Cifaldi, Segretario generale della Cisl Medici Lazio.

Da qualche mese, insieme al  dott. Benedetto Magliozzi, Segretario generale della Cisl Medici di Roma Capitale/Rieti. avete intrapreso una crociata contro le aggressioni ai medici ed a tutela dei vostri colleghi in camice bianco.Avete rilasciato dichiarazioni quasi ogni giorno, avete fatto comunicati stampa, avete stimolato la politica regionale, e non solo, che ha prodotto interrogazioni parlamentari e regionali, avete scritto al Ministro degli interni ed ai Prefetti delle Province del Lazio, state continuando la vostra battaglia anche per determinare un diverso approccio culturale al fenomeno ed un risveglio delle coscienze.

A che punto siete oggi?

E’ di queste ore una notizia apparsa sui giornali che segna un ulteriore punto di svolta in questa dinamica. All’Ospedale Figlie di San Camillo di Roma una persona in evidente stato di squilibrio è riuscito ad entrare nei locali del Pronto Soccorso armato di coltello ed ha terrorizzato il personale medico ed infermieristico presente e gli stessi pazienti prima di essere bloccato grazie all’intervento di numerosi agenti di Polizia. Così non si va più avanti e i nostri sentimenti dominanti sono di sfiducia e incazzatura tanto per evitare giri di parole. Risvegliare le coscienze è faticoso, ci stiamo provando e non arretriamo di un centimetro in questo nostro percorso. Ci stupisce ma non ci preoccupa il silenzio di altri che dovrebbero essere promotori di iniziative a tutela della categoria o almeno dei propri iscritti.

La notizia di aggressioni ai medici non fa più notizia?

Il fenomeno si sta talmente diffondendo che pur nella sua drammaticità rischia ormai di passare come una delle tante notizie di cronache dalle quali siamo bombardati ogni giorno. Purtroppo qui stiamo parlando di operatori che cercano di salvare vite umane. Lo sfogo verbale del paziente o di un familiare, quando non eccede i limiti del rispetto, potrebbe essere anche comprensibili. Le brutte notizie relativamente allo stato di salute determinano disagio, rabbia, sofferenza. Il problema però è fare capire che il nemico non è il medico ma è la malattia. Quando poi si passa alle aggressioni verbali o fisiche, con livelli ormai crescenti di gravità, allora noi non ci stiamo e continueremo a chiedere inasprimento delle pene e tolleranza zero verso chi si macchia di azioni delinquenziali.

Che ne pensa dei corsi di autodifesa?

Alcuni Ordini provinciali dei Medici si sono attivati in tal senso, ma la cosa andrebbe inquadrata più in ambito mediatico che strettamente operativo. Diversificare la notizia, essere un po’ provocatori per stimolare almeno la curiosità se non si riesce a stimolare il dibattito sul tema. E’ come se noi suggerissimo ai nostri colleghi iscritti alla Cisl Medici qui nel Lazio di acquistare due marche da bollo da 16 euro, di farsi due foto formato tessera, un certificato del casellario giudiziale e pagare la tassa per concessioni governative e tutto ciò ai fini di chiedere la concessione del porto d’armi per difesa personale. Si renda conto che si tratterebbe di una provocazione altrimenti, fatti salvi eventuali reati connessi alla potenziale istigazione, saremmo meritevoli di un TSO, cioè di un trattamento sanitario obbligatorio.Cerchiamo di tenere i piedi ben piantati sul pavimento. Il problema lo si affronta con l’impegno della politica a cambiare il quadro normativo, con l’inasprimento delle pene e la certezza delle stesse, e con un cambio radicale dell’approccio culturale a questo tema. In assenza di questo cambio di passo lo scenario finirà per diventare devastante per l’intera collettività.

@vanessaseffer