Luca Tacchetto e la compagna canadese Edith Blais, rapiti 15 mesi fa mentre viaggiavano in Burkina Faso, sono stati liberati in Mali. La notizia data dal New York Times è stata confermata all’Adnkronos da fonti di intelligence. Gli ex ostaggi sono stati accolti a Bamako dal ministro degli Esteri del Mali, come testimonia una foto su Twitter che mostra la ragazza fare un saluto al ministro col gomito, in modalità coronavirus. La coppia, si legge nel tweet del giornalista maliano Karim Djinko, sono stati consegnati alle autorità del Mali dalla forza Onu Minusma, dopo essere stata ritrovata vicino Kidal, in Mali, dai caschi blu. Un’altra immagine mostra Luca e Edith con le magliette dell’Onu, entrambi in buona forma fisica. Hanno passato la notte in un campo della missione Minsuma “In questo momento di difficoltà per il Paese arriva una buona notizia: il nostro connazionale Luca Tacchetto è libero. L’ho appena sentito al telefono e sta bene e sta bene. Ho sentito anche il padre”, afferma il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, confermando la liberazione del giovane italiano.

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I due giovani erano stati rapiti in Burkina Faso il 15 dicembre del 2018. Erano partiti dalla loro casa di Vigonza, alla guida di una vecchia Renault Megane, per un viaggio nella regione del Sahel per un progetto solidale.

Il giorno prima della scomparsa, erano stati nella città di Bobo-Dioulasso ospiti del francese Robert Guilloteau, che si era trasferito nel paese africano dieci anni prima. I due erano ripartiti la mattina successiva: erano diretti prima alla moschea di Bobo-Dioulasso e poi verso la capitale Ouagadougou, dove dovevano presentarsi all’ufficio immigrazione per chiedere un visto valido per Togo e Benin. Ma in quell’ufficio non si sono mai presentati. I governi di Canada e Italia avevano chiesto immediatamente di avviare le ricerche alle autorità locali.

Secondo le indagini dei servizi di intelligence si è saputo che sono stati rapiti probabilmente da un gruppo delle delinquenza locale in contatto con i miliziani jihadisti da anni presenti nella regione e successivamente trasferiti in Mali. Da allora però notizie ufficiali sulla loro sorte non se ne erano più avute. La Farnesina e le autorità canadesi avevano continuato nella loro attività di ricerca, ma nel riserbo più assoluto.