Nessun differimento della pena automatico per le donne incinte così come prevede l’articolo 146 del codice penale. Lo prevede la proposta di legge della Lega, primo firmatario il capogruppo in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone, appena depositata a Montecitorio dopo la decisione del Pd di ritirare le firme dal provvedimento che era all’esame della Commissione Giustizia e che ora è da considerarsi decaduto.
I parlamentari del Pd hanno ritirato le firme alla proposta di legge a favore delle detenute madri e quindi il provvedimento, essendo stato presentato da loro in quota opposizione, è decaduto. “La proposta di legge sulle detenute madri la ripresentiamo noi visto che il Pd ritirando le firme dal provvedimento l’ha fatta decadere. E noi ripresenteremo un testo che contiene le proposte di modifica che erano state approvate e che prevedono che non ci siano più scuse per le donne incinte. Anche loro, se tornano a delinquere, finiranno in carcere”. Lo ha detto il capogruppo della Lega in Commissione Giustizia della Camera Jacopo Morrone. Il segretario della Lega e vicepremier, Matteo Salvini ha aggiunto: “Il Pd libera le borseggiatrici rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere. Vergognatevi. La Lega aveva fatto passare la norma in commissione Giustizia e ripresenterà subito il testo: è una questione di salute, giustizia e buonsenso”. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha aggiunto: “In Commissione Giustizia alla Camera è stata accolta la nostra richiesta, sostenuta da tutto il centrodestra, di riforma dell’articolo 146 del codice penale sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte. Finalmente si cambia e la gravidanza non sarà una scusa: chi commette reati verrà sanzionato, pur nel rispetto dei diritti di tutti, nascituro compreso. Ora, per il bene del Paese attendiamo che il testo venga portato in aula come previsto. Così le borseggiatrici in stato di gravidanza non resteranno impunite e, secondo la valutazione del magistrato, sconteranno la pena presso una casa famiglia o in un apposito carcere per detenute madri”.