Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha incontrato ieri i presidenti delle Regioni e delle province autonome per discutere della gestione dell’emergenza migranti, dopo aver dichiarato lo stato d’emergenza lo scorso 11 aprile. L’incontro, definito “costruttivo” dalle parti, ha portato alla nascita di un tavolo tecnico per il coordinamento permanente tra il Commissario per l’emergenza immigrazione, Valerio Valenti, e le Regioni. L’obiettivo è di favorire l’accoglienza diffusa dei migranti nei territori, escludendo la realizzazione di grandi centri, e di potenziare i quattro hotspot di primo arrivo che si trovano in Calabria e Sicilia. Si prevede anche di intensificare i rimpatri dei non aventi diritto alla permanenza in Italia, con la prospettiva di realizzare almeno un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in ogni Regione.

Il ministro Piantedosi ha proposto di adottare il modello dell’accoglienza diffusa, già sperimentato per i profughi ucraini, che prevede la collaborazione del Terzo Settore per la redistribuzione dei migranti nei territori, utilizzando la rete dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas). Si tratta di strutture gestite da enti locali o da associazioni convenzionate con il ministero dell’Interno, che offrono ai migranti vitto, alloggio e servizi di prima necessità. Il ministero rimborsa agli enti gestori una diaria pro capite giornaliera, fissata in 33 euro per i profughi ucraini. Questa cifra potrebbe essere rivista al ribasso per i migranti provenienti da altri Paesi. L’idea è quella di evitare la nascita di grandi strutture di accoglienza, come quella di Cona, in Veneto, chiusa nel 2018 dopo numerose polemiche e proteste.

Parallelamente all’accoglienza diffusa, il Viminale intende potenziare gli hotspot di primo arrivo, ovvero le strutture dove i migranti vengono identificati e registrati al loro arrivo sulle coste italiane. Attualmente ci sono quattro hotspot operativi: due in Sicilia (Lampedusa e Pozzallo) e due in Calabria (Messina e Taranto). Queste strutture sono spesso sovraffollate e insufficienti a gestire i flussi migratori. Il ministro Piantedosi ha annunciato la volontà di ampliare gli hotspot esistenti e di crearne di nuovi in altre Regioni. Inoltre, ha ribadito l’obiettivo di intensificare i rimpatri dei non aventi diritto alla permanenza in Italia, con la prospettiva di realizzare almeno un Cpr in ogni Regione. I Cpr sono strutture dove i migranti vengono trattenuti in attesa del loro rimpatrio forzato nel Paese d’origine o in un altro Paese sicuro. Attualmente ci sono sette Cpr attivi: due in Sicilia (Caltanissetta e Trapani), due in Lombardia (Milano e Brescia), uno in Piemonte (Torino), uno nel Lazio (Roma) e uno in Puglia (Brindisi).

Il ministro Piantedosi ha voluto coinvolgere le Regioni nella gestione dell’emergenza migranti, sancendo la nascita di un tavolo tecnico per il coordinamento permanente tra il Commissario Valenti e le Regioni.