Una recente scoperta del rover Perseverance della NASA ha individuato molecole organiche su Marte nel cratere Jezero, che un tempo ospitava un lago antico. Tuttavia, l’origine di queste molecole organiche rimane ancora incerta, e attualmente si stanno valutando tre ipotesi. L’astrobiologa italiana Teresa Fornaro, dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha partecipato alla ricerca coordinata da Sunanda Sharma del Jet Propulsion Laboratory della NASA, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.

Nonostante la scoperta, è ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive. Nel 2012, un altro rover della NASA, Curiosity, aveva individuato molecole organiche su Marte, ma non è stato possibile determinarne l’origine biologica. Nel 2018, sempre Curiosity aveva scoperto altre molecole organiche nel cratere Gale, che era stato interpretato come un possibile indizio della passata presenza di vita su Marte. Anche Perseverance nel 2022 aveva scoperto molecole organiche. Tuttavia, in nessuno di questi casi, compresi i dati recenti raccolti dallo strumento Sherloc, ci sono elementi sufficienti per trarre conclusioni definitive.

Le molecole organiche sono state rilevate in una zona di formazione più recente, chiamata Máaz, con una concentrazione molto maggiore rispetto alla zona più antica, chiamata Séítah. Questo suggerisce che questa materia organica sia stata presente su Marte per un lungo periodo di tempo, da almeno 2,3-2,6 miliardi di anni, e abbia resistito alle condizioni estreme di Marte nonostante l’esposizione alle radiazioni e agli ossidanti presenti sulla superficie.

Le molecole organiche individuate sono molto resistenti e si pensa che siano presenti nella polvere marziana, anche a una profondità inferiore a un centimetro. Attualmente si stanno valutando tre ipotesi: le molecole potrebbero essere state sintetizzate attraverso processi geochimici in presenza di acqua, potrebbero essere state portate su Marte da meteoriti e intrappolate all’interno di sali quando il lago nel cratere Jezero si è essiccato, o potrebbero essere residui di forme di vita antiche come microrganismi, che nel corso di miliardi di anni sono stati alterati dai raggi cosmici che colpiscono la superficie del pianeta.

La risposta definitiva a queste ipotesi potrà essere data da simulazioni in laboratorio, ulteriori osservazioni su Marte e dal ritorno sulla Terra dei primi campioni di suolo marziano attraverso il programma Mars Sample Return.