Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato al Corriere della Sera che la commissione per la riforma del codice penale, di cui è presidente, ha concluso che il concorso esterno andava definito con una norma specifica, poiché non esiste come fattispecie autonoma nel codice penale, ma è il risultato di un’interpretazione giurisprudenziale che combina l’articolo 110 sul concorso con l’articolo 416 sull’associazione. Nordio sostiene che ciò ha comportato un’incertezza applicativa estrema e che vi sono molte voci a favore di una norma tipica nel mondo universitario e legale.

Quando gli viene chiesto se teme di favorire il crimine, Nordio risponde che la sua interpretazione è ancora più severa, poiché anche coloro che agevolano il compito della mafia senza farne parte sono mafiosi a tutti gli effetti. Egli sostiene che, affrontando questi argomenti in modo razionale e tranquillo, si potrebbe trovare una soluzione scrivendo una norma specifica molto semplice e chiara.

Nordio discute anche dello scontro tra politica e magistratura, sottolineando che il confronto continuerà e che, essendo stato magistrato per quarant’anni, si sente ancora tale. Parlando della separazione delle carriere, afferma che essa è essenziale per il processo accusatorio e che è stata attuata solo in parte. Sottolinea che la separazione delle carriere esiste in tutto il mondo anglosassone e non mina l’indipendenza della magistratura requirente, ma richiede una revisione costituzionale. Nordio ribadisce che la separazione delle carriere fa parte del programma di governo e sarà attuata, consentendo anche la discrezionalità dell’azione penale e la possibilità per i pubblici ministeri di ritirare l’accusa. Questi sono aspetti che la Costituzione attuale non consente, ma eviterebbero almeno il 30% dei processi che si rivelano inutili e dannosi.

Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone assassinato dalla mafia, reagisce alle parole di Nordio definendole un’offesa grave. Ricorda il grande lavoro di Giovanni Falcone per arrivare a un primo passo importante nella lotta alla mafia e sostiene che la mafia non è solo composta da membri dichiarati, ma attraverso i rapporti ambigui che crea con una fascia della società, ottiene la sua maggiore forza. Maria Falcone teme che queste affermazioni possano mettere in pericolo i processi e fa appello affinché Nordio dia il suo contributo nella lotta alla mafia.

Il pm della Procura nazionale antimafia, Nino Di Matteo, in un’intervista alla Stampa, parla di un disegno unico nelle riforme che seguono il programma di Forza Italia e che affondano le radici nella Loggia P2. Sottolinea che il dibattito sulle singole riforme rischia di essere insufficiente senza una visione d’insieme e vede una continuità nel programma dei governi Berlusconi, con una volontà di rivalsa nei confronti di una certa magistratura che ha esercitato il controllo di legalità a 360 gradi secondo la Costituzione.

Di Matteo sostiene che le riforme proposte da Cartabia e Nordio vanno nella stessa direzione, ovvero non rendere la giustizia più veloce, ma sdoppiarla. Si concentrano sui reati comuni, mentre diventano lente e smussate nei confronti dei colletti bianchi. Di Matteo afferma che le riforme darebbero l’impulso finale per ridimensionare l’indipendenza della magistratura e controllarla direttamente e indirettamente, proteggendo così il sistema di potere dall’azione di controllo della legalità.

Infine, Di Matteo si esprime sul concorso esterno, affermando che chi lo contesta ignora o finge di non sapere che il giudice Falcone lo ha utilizzato per indagare su Ciancimino e che grazie a questo reato sono stati condannati politici, funzionari di polizia, imprenditori, sindaci e magistrati. Secondo Di Matteo, eliminare il concorso esterno costituirebbe un grave danno nella lotta alla mafia.