Giunta ormai all’ottavo giorno di protesta, la popolazione di Santiago ieri è scesa nuovamente in strada, e così numerosa come mai fino ad ora: oltre un milione e 200 mila persone si sono riversate sulle grandi Alamedas, fino a Plaza Italia. Massicce manifestazioni ci sono state inoltre anche in varie altre città del Paese. Esposto ad una pressione del genere, il presidente Sebastian Pinera oggi ha fatto un nuovo passo indietro. Ha annunciato che domani, «se le condizioni lo permetteranno», sarà revocato lo stato di emergenza – una delle rivendicazioni più pressanti da parte dei manifestanti, che non vogliono più vedere i militari schierati nelle strade – e al tempo stesso ha anticipato un vasto rimpasto di governo. «Ho chiesto a tutti i ministri di dimettersi per formare un nuovo esecutivo che sia in grado di rispondere alle nuove richieste», ha detto il presidente in una discorso alla nazione, trascurando di considerare che tra le nuove richieste della piazza c’è di fatto anche quella delle sue dimissioni. In una conferenza stampa il capo dello Stato ha inoltre reso noto di aver «proposto al Parlamento una profonda ed esigente agenda sociale» per «poter avanzare con urgenza verso un miglioramento delle pensioni dei nostri anziani e del reddito dei nostri lavoratori, nonché verso la stabilizzazione dei prezzi dei servizi di base». Il discorso del presidente era stato peraltro preceduto dall’annuncio da parte delle forze armate che già da oggi il coprifuoco è stato sospeso in varie città, fra cui Santiago, Valparaso, Concepcin, Coquimbo e Los Lagos. Il coprifuoco era stato rapidamente imposto dopo le massicce manifestazioni scatenate dall’aumento del costo della metropolitana, peraltro di appena pochi centesimi. Negli otto giorni di proteste che ne sono seguiti, le forze di sicurezza hanno attuato una pesante repressione e almeno 19 persone sono rimaste uccise e molte altre ferite. Pinera aveva quasi subito revocato l’aumento del biglietto della metro, annunciando qualche tempo dopo l’agenda sociale concertata con i partiti a cui ha fatto riferimento oggi, che prevede tra l’altro la riduzione dei costi della sanità per i cittadini. Non è chiaro se queste nuove misure adottate o annunciate ora potranno calmare la piazza. Di certo, ancora ieri – quando a Santiago si è radunata una folla superiore a quella che 31 anni fa portò il centrosinistra in piazza alla vigilia del plebiscito voluto da Pinochet per cercare di restare al potere – i manifestanti scandivano ripetutamente: «Il Cile si è svegliato!»