La sottovariante di Omicron BA.5 ha raggiunto in Italia la diffusione di almeno il 13%, dallo 0,41% rilevato dall’Istituto Superiore di Sanità all’inizio di maggio. “Sebbene inficiato da un elevato grado di incertezza a causa del basso numero di sequenze depositate in Gisaid, il dato italiano appare simile a quello osservato a livello globale” – ha osservato Angelo Boccia, che ha elaborato i dati e che lavora nel gruppo di Bioinformatica del centro, coordinato da Giovanni Paolella.

Nel mondo, la diffusione delle sottovarianti BA.5, BA.4 e BA.5.1, è  di circa il 20%.   La sottovariante BA.5 è stata recentemente messa sotto osservazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) con BA.4, come accade per le varianti che destano preoccupazione (Voc, Variant of Concern), ossia le varianti del virus SarsCov2 che mostrano segni di un possibile vantaggio di trasmissione rispetto alle altre in circolazione e che hanno nuove mutazioni capaci di facilitare la trasmissione del virus.

Che la sottovariante di Omicron, BA.5, possa causare una nuova ondata di Covid-19 “è possibile, anche se sarebbero necessari più dati sulla sua circolazione in Italia” – commenta il genetista Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge e docente di Genetica dell’Università Federico II di Napoli, che aggiunge come “il virus cerca di agganciarsi alle cellule in modo più efficiente. In generale ci sono pochi dati per dire se BA.5 potrà generare una nuova ondata, ma la preoccupazione c’è”.