Matteo Messina Denaro, noto boss mafioso, è stato sottoposto a un intervento chirurgico ed è destinato a rimanere ospedalizzato per un periodo prolungato nella cella dell’ospedale de L’Aquila. Il trasferimento del detenuto dal regime del 41bis è avvenuto con estreme misure di sicurezza, considerando la sua pericolosità. L’ex latitante era affetto da un tumore che aveva peggiorato le sue condizioni di salute. In passato, aveva già subito un intervento minore a causa di problemi urologici.
Messina Denaro nega con fermezza di aver fatto parte di Cosa nostra e respinge le accuse di coinvolgimento in stragi e omicidi, inclusa la morte di Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, rapito, strangolato e sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia. Il boss rifiuta di ammettere qualsiasi coinvolgimento nel traffico di droga, affermando di essere stato benestante grazie all’attività di mercante d’arte del padre. Sostiene che la sua latitanza è terminata a causa della malattia.
In un interrogatorio che si estende per 70 pagine, reso al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e all’aggiunto Paolo Guido, Messina Denaro si rifiuta di fornire informazioni rilevanti ai magistrati. Non mostra alcuna intenzione di pentirsi e risponde solo a domande che non possono essere negate, come il possesso di una pistola e la corrispondenza con Bernardo Provenzano. Il boss ha chiarito che non intende cooperare con le autorità e ha negato tutte le accuse mosse contro di lui, accusando lo Stato di ingiuste persecuzioni.