Nel suo discorso durante le celebrazioni del 25 aprile a Castelvetrano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha affermato: “Il 25 aprile, giorno in cui onoriamo il sacrificio di chi, a prezzo della vita, ha gettato le basi della nostra democrazia, è il giorno in cui si celebra qualcosa di molto preciso: la sconfitta di un regime che perseguì la negazione della dignità individuale, che sposò la violenza come strumento di regolazione dei rapporti sociali, che fece della coercizione delle coscienze una dottrina di governo e della delazione la principale forma di controllo. Derive liberticide con una collocazione storica ben definita che oramai è convinzione, patrimonio e coscienza di tutti. Non ci sono divisioni su questo”. Il ministro ha evidenziato che “proprio nel giorno in cui si celebra la Liberazione dal regime fascista, rivendicare anche la liberazione di un territorio dalla mafia, emblematicamente dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, attinge ai valori più profondi su cui si fondano le democrazie.
Ciò perché, e la nostra Costituzione ne offre un’alta testimonianza, le democrazie si fondano sulle libertà. Ho voluto celebrare la Liberazione proprio qui oggi, un luogo simbolico da cui, ne sono certo, può avviarsi un concreto percorso di riscatto: il luogo in cui si sono radicati gli interessi di quello che è considerato l’ultimo boss della stagione stragista della mafia e che ha il diritto di rivendicare l’affrancamento da quel condizionamento e di costruire benessere per tutti i suoi cittadini”. Per Piantedosi “la Liberazione e la lotta alla mafia sono pagine diverse, ma entrambe della stessa storia, la nostra”.