Con una azione a sorpresa Matteo Renzi scavalca il centrocampo e punta direttamente alla porta avversaria, mettendo a sedere tutti i difensori. Lo aspettano al varco sulla scacchiera nazionale, magari alle regionali umbre, a dar fastidio, a movimentare il quadro, come si suol dire. Lui mira direttamente al bersaglio grosso, alla Regione Lazio, a Roma. Dove rubando un paio di consiglieri a Zingaretti può mettere direttamente in crisi la finta maggioranza del centro sinistra alla Pisana, sparigliando il tavolo. Non è una ipotesi remota, può accadere anche nell’immediato, sulla spinta emotiva della Leopolda, convention che sul piano mediatico ha reso molto di più di quanto si potesse pensare. Zinga si accorge di essere stato scavalcato e si mette le mani nei capelli (si fa per dire).
Nella capitale alcuni fidatissimi lavorano per lui, come Giachetti, ad esempio. L’ex premier è in ripresa, accelera, guarda ai resti di Forza Italia, è pronto con grande spregiudicatezza a infilarsi in tutti i varchi e a occupare tutti gli spazi. E la leadership del Pd si trova con le spalle scoperte. Forse tutti hanno sottovalutato gli effetti della manovra avvolgent messa in atto da Matteo Renzi. Si pensava ad una operazione velleitaria, di disturbo. E probabilmente lo era. Raccogliere il 4-5 per cento dei voti rubacchiandoli un po’ al centro e un po’a sinistra, vendicarsi del Pd e prendersi qualche soddisfazione, si pensava. Ora lui ragiona in doppia cifra (velleitario?) e comunque mette in campo tutto il suo potenziale bellico. Ha ancora amici potenti dappertutto, nelle amministrazioni pubbliche, negli Enti che contano, nel privato. Tutta gente che ha sistemato lui e che gli può essere riconoscente.
Certo, deve combattere contro un Salvini che oggi è sicuramente il più forte in campo e contro Di Maio che si sta dimostrando pronto a tutto pur di restare a galla. Il risultato è di rimettere tutto in gioco, di rendere gli equilibri ancora più precari. Perfino il Cavaliere Berlusconi ha trovato la forza di alzare la voce. Se il governo giallo-rosso si trova in difficoltà sulla manovra già per conto suo ora Matteo Renzi che pure aveva promesso lealtà e che ha nel gabinetto Conte alcuni uomini, con il fuoco incrociato che l’ex premier è in grado di scatenare possono aprirsi anche ipotesi giudicate irrealiste solo alcuni giorni fa.