Sui marciapiedi, intorno ai secchioni, fuori da quei luoghi, scuole e ospedali, che dovrebbero essere i primi iper monitorati, stanno tornando i soliti cumuli di rifiuti. Per l’esattezza, stando ai dati di Ama rilanciati anche da Virginia Raggi, questa settimana restano a terra circa 500 tonnellate di indifferenziato, più altre mille di inizio settembre. Che fine ha fatto l’ordinanza regionale emanata lo scorso 5 luglio e salutata come una manna dal cielo? È ancora in vigore. Scade il 30 settembre e anzi, dalla Pisana ci si prepara a prorogarla fino al 31 dicembre. Eppure, a ben vedere, non è risultata incisiva che in una primissima fase, quando l’attenzione mediatica era alta e per le operazioni più urgenti di pulizia dei siti sensibili (imposte entro 48 ore) e della città tutta (entro una settimana). A medio termine, fatti e azioni alla mano, è servita a poco. Vediamo perché.

Da una parte gli impianti regionali di trattamento meccanico biologico, i Tmb – otto quelli citati nell’ordinanza ai quali si chiedeva di “operare con decorrenza immediata al massimo della capacità di trattamento autorizzata” – non hanno spazi sufficienti per i rifiuti romani e puntualmente finiscono per accogliere un quantitativo inferiore rispetto a quello contrattualizzato con Ama a seguito del dispositivo emanato. Alcuni sono andati per giorni in manutenzione, vedi Ecologia Viterbo e quello della Saf a Frosinone (ora tornati a regime), altri hanno dimezzato i quantitativi, vedi Rida Ambiente di Aprilia, per mancanza di sbocchi nel termovalorizzatore di Acea.

Ora, l’ordinanza sulla carta obbliga ad accettare le richieste di conferimenti maggiorati, ma non prevede sanzioni a riguardo, rimandando ad Ama eventuali rivalse in sede legale. In tutto questo i due impianti di Malagrotta sono parzialmente fermi e quello del Salario è fuori uso dall’incendio di dicembre. Rimane attivo h24, domenica compresa, e in sovrastress, quello di proprietà di Ama a Rocca Cencia. Che non può andare in manutenzione altrimenti l’intera filiera si ferma e succede il caos, rischiando però così di bloccarsi comunque per guasti ai singoli pezzi, come già avvenuto più volte quest’estate.

Insomma, il sistema impianti è fragile, si sa, e l’ordinanza in questo senso ha permesso al Comune di imporre ai privati tonnellate in più rispetto ai contratti iniziali. Ma non ha potuto, e non potrebbe, impedire gli interventi di manutenzione strutturale, o la riduzione dei quantitativi accolti in casi di deficit sul fronte dello smaltimento finale in discarica o inceneritori, come accaduto per Aprilia.

Da parte sua la sindaca Raggi ha avvisato oggi su Facebook la cittadinanza: Roma è in difficoltà, come evidente facendo un giro rapido per i quartieri, e la colpa è degli operatori che non seguono l’ordinanza per le ragioni che abbiamo già visto. Poi sottolinea il grande lavoro a 360 gradi di Ama in queste ore. “Ho chiesto di concentrare le attività di pulizia nelle zone in prossimità di scuole ed ospedali – scrive la prima cittadina – e in particolare di monitorare costantemente Asl, cliniche, strutture socio-assistenziali, plessi scolastici e asili nido di tutti i quadranti di Roma. Sono numerosi gli interventi mirati (diserbo, sanificazione, spazzamento) che sono stati effettuati negli ultimi giorni. Non smetteremo di controllare e lavorare”. Ma anche il Campidoglio e Ama, in queste ore a lavoro senza sosta con interventi a tappeto in tutta la città per scongiurare la seconda emergenza in sei mesi, hanno le loro responsabilità.

Delle prescrizioni ordinate dalla Regione infatti, sono poche quelle seguite dalla partecipata capitolina per quanto riguarda il medio termine. I famosi centri di trasbordo nei municipi, spazi dove far transitare i rifiuti dai piccoli compattatori alle macchine madri poi deputate al trasferimento negli impianti, dovevano servire a efficientare la raccolta, ma ancora nonostante se ne parli da settimane non sono stati allestiti. È attivo solo quello di Saxa Rubra nel XV municipio grazie a un’altra ordinanza firmata dalla sindaca.

Una determina del dipartimento Tutela ambientale però ne prevedeva altri sette. Ama, interpellata nel merito da RomaToday, fa sapere che è stata assegnata la gara bandita per le attrezzature con cui allestire altre due aree, e che il Cda ha dato input di prevedere trasbordi con mezzi leggeri anche per altre cinque. Restiamo in attesa. Ma la lista dei compiti non assolti continua: niente approvazione dei bilancio 2017 e 2018, addirittura prevista entro 30 giorni dal 5 luglio. Niente nuovo tritovagliatore mobile. L’affitto eventuale è ancora in valutazione. E ancora i contratti ulteriori, quelli “in grado di far fronte – si chiedeva nell’ordinanza – ad ulteriori emergenze”, nello specifico Marche e Abruzzo non sono stati firmati.

Regione e Comune non si attaccano più

In tutto questo, al netto delle reciproche inadempienze e, o, inefficienze, i toni tra le parti non sono più quelli avvelenati di solo qualche settimana fa. Quando la sindaca dava al presidente del “ridicolo”, e il presidente dava alla sindaca dell'”arrogante”. Sarà l’effetto dell’accordo di governo M5s-Pd, ma i due quasi non si nominano più. Raggi si scaglia direttamente sugli operatori. Zingaretti non si espone e non attacca, anche se fonti qualificate fanno sapere che il conto sul tavolo del ministro Costa verrà comunque presentato. Della serie, “ecco cosa abbiamo fatto noi e cosa non hanno fatto loro”.

Ricapitolando, fra tredici giorni l’ordinanza scadrà e al tavolo tecnico che vede seduti Comune, Regione e ministero dell’Ambiente si è stabilito che verrà prorogata. Su questo pare non ci siano passi indietro. In attesa di soluzioni a lungo termine sul fronte impianti – il piano rifiuti sempre della Pisana impone a Roma una discarica di servizio che Raggi non vuole – arriverà un’ordinanza bis. Ma abbiamo visto che, se identica a quella in vigore, potrà servire al massimo come strumento in mano al Comune per trattare con gli impianti nuovi conferimenti. Non abbastanza. Serviranno correttivi, e verranno chiesti da entrambe le parti. Intanto però, aspettando le prossime mosse, piovono attacchi all’operato del duo Zingaretti-Raggi.