Matteo Salvini accelera, ringalluzzito dal trionfo elettorale in Umbria accarezza l’idea di una spallata al Campidoglio e mettere nell’angolo la Raggi. I blitz in giro per Roma servono, certo, ma ci vuole qualcosa di più. I nomi, ad esempio. Un argomento delicato. Nelle ultime tornate ha vinto chi ha vinto (con i risultati che tutti possono vedere) anche e soprattutto perché le candidature non erano adeguate o comunque non convincenti.  Sono cambiati gli scenari e gli equilibri, non è più tempo dei Marchini o dei Bertolaso, oggi la Lega è abbastanza forte la leadeship del centro destra nella capitale è certamente in quota Fratelli d’Italia. Escluso che la Meloni ci riprovi, difficile che un berlusconiano entri nel gioco tocca ai colonnelli portare la croce. Intendiamoci, Marino e la Raggi erano dei semisconosciuti per il grande pubblico romano, i Veltroni e Rutelli non si trovano più sul mercato. Si dice che potrebbe scendere in campo Fabio Rampelli, esponente storico della destra romana, o del magistrato  e consigliere di Corte di Cassazione Alfredo Mantovano. Niente di trascendentale. L’unico nome di peso che gira – in passato ha già detto di no – è Giulia Bongiorno, ex ministro nel governo Conte e figura sufficientemente carismatica, cara a Salvini e a Berlusconi. Oltre c’è  la nebbia, il leader del Carroccio non vuole bruciare i fedelissimi come Claudio Durigon (serve per l’assalto alla Regione).  Pare che ci sia qualche nome importante nel cilindro del “capitano” leghista. Ma è prematuro mettere tutto in piazza, non è ancora il momento di fare scattare il toto-nomi. Del resto ci aveva provato per qualche settimana il Pd, poi ha capito che non era aria. Intanto la Lega sta pianificando la presa del territorio, una mossa avvolgente fondamentale che parte da Viterbo. Da quelle parti l’impatto è già notevole.