Il  San Camillo Forlanini ha messo in campo di recente un  nuovo modello di intervento a favore e tutela del paziente e dei suoi familiari. Viene identificato come l’area della cura delle relazioni e prevede la presa in carico tempestiva, integrata e multidisciplinare di chi si trovi in una condizione di fragilità. Tre parole chiave, Accoglienza, Ascolto e Accompagnamento. All’interno di questo modello, fortemente innovativo, il nuovo Servizio di Psicologia – consulenza e liaison, inaugurato a novembre del 2022, ne rappresenta il punto di forza; eroga interventi psicologici complessi a favore della Persona, improntati all’integrazione e alla continuità assistenziale grazie al lavoro in team multidisciplinari.  Ne parliamo con il dott. Luca Mari, psicologo, che di questo servizio è il responsabile

 

DI Giovanni Tagliapietra

Un servizio fortemente innovativo, non c’è dubbio. L’utente quando diventa paziente perde autonomia di giudizio e sicurezza, e così chi lo accompagna e sostiene. Se si aggiunge una fragilità di fondo legata alla patologia, all’età, ad una qualche disabilità la situazione è ancora più delicata. In che cosa consiste prima di tutto la vostra presa in carico?

 

Accoglienza, Ascolto e Accompagnamento, l’approccio innovativo è il punto di forza del nuovo servizio in funzione nell’ospedale di Monteverde e che punta all’umanizzazione dell’intero processo di assistenza e di cure, La presa incarico dura tutto il tempo del ricovero, anche con il coinvolgimento attivo dei caregiver, e in casi particolari continua in regime ambulatoriale. La vera sfida è la liaison con i Servizi del territorio con l’obiettivo chiaro di rendere concreta la collaborazione tra le due realtà

 

Siamo partiti da una visione che considerasse la centralità e il coinvolgimento del paziente; puntasse all’umanizzazione dell’intero processo di assistenza e di cure, e che si occupasse degli aspetti soggettivi e relazionali non solo dei nostri ricoverati e caregiver, ma anche degli operatori per costruire luoghi di cura human oriented: è il nostro Ospedale che Accoglie, Ascolta e Accompagna. E’così che nasce con il Direttore Generale Narciso Mostarda l’Area della Cura delle Relazioni dell’A. O. San Camillo Forlanini.

La nostra presa in carico è globale, adotta il modello bio-psico-sociale come strategia di approccio alla persona e attraverso il processo di assessment partecipativo e trasformativo, anche grazie all’utilizzo di strumenti psicodiagnostici, possiamo disegnare l’intervento clinico personalizzato, orientato alla recovery personale, per tutto il tempo del ricovero, anche durante le dimissioni protette o in DH, in sinergia con l’equipe curante.

 

Che tipo di utenza vi trovate a seguire, qual è il paziente tipo, quale la patologia più frequente?

Noi siamo un Servizio a disposizione di tutti i ricoverati, tutti i reparti dell’Ospedale, infatti, possono richiedere la nostra consulenza.

Siamo parte integrante del percorso di cura multidisciplinare a favore dei pazienti candidati al trapianto, oncologici e gravi obesi; siamo presenti nelle situazioni di maxi emergenza, urgenza ed emergenza e traumatiche, penso, ad esempio, ai gravi incidenti, al lutto ai gesti anticonservativi, così come lavoriamo in team interprofessionali nei casi di abuso all’infanzia e di violenza di genere. Ci occupiamo della presa in carico della fragilità psicologica, di quella condizione umana di fralezza e di debilità, antecedente o reattiva al ricovero, che mina il senso di fiducia e di sicurezza della persona; ci confrontiamo prevalentemente con quel sentimento di solitudine e isolamento che minaccia l’agenticità della Persona e che spesso prolunga il ricovero e allenta la compliance con le cure. Abbiamo standardizzato l’intervento clinico breve nei disturbi di ansia così come per la depressione lieve.

 

Vi occupate soprattutto dei problemi psicologici e ambientali di pazienti e caregivers o vi preoccupate anche di creare un ponte con i reparti, seguite i percorsi assistenziali e di cura?

La presa incarico dura tutto il tempo del ricovero, anche con il coinvolgimento attivo dei caregiver, e in casi particolari continua in regime ambulatoriale presso il Servizio di Psicologia. Applichiamo la liaison sia all’interno del reparto, con un continuo confronto clinico intraprofessionale con l’equipe sanitaria curante e, all’occorrenza, interveniamo per mediare e gestire in modo alternativo incomprensioni, lamentele e conflitti tra il paziente e l’Ospedale.

La presa in carico si ferma sulla porta dell’ospedale o va oltre, sul territorio e accompagna paziente e caregivers anche nel “dopo”, anche dopo le dimissioni?

Si. La vera sfida è la liaison con i Servizi del territorio con l’obiettivo chiaro di rendere concreta la collaborazione tra Ospedale e territorio, collegando in maniera virtuosa le maglie di una rete di servizi in parte già a diposizione dei cittadini. Cerchiamo di partecipare in modo proattivo al governo dei processi e dei percorsi di cura per quei pazienti che inevitabilmente necessitano di proseguire l’assistenza fuori dall’Ospedale con una diversa intensità e frequenza di trattamento. Penso, ad esempio, a quelle persone che hanno bisogno di proseguire il trattamento presso i servizi per la salute mentale, e a chi si trova in condizioni di fragilità e isolamento sociale, indipendentemente dalla patologia, per cui risulta complessa la dimissione

La vostra attenzione è rivolta anche al “sistema” ospedale, al benessere (e ai problemi) degli operatori sanitari?

Si. Fin dalla sua apertura il Servizio di Psicologia ha individuato tra i suoi obiettivi strategici il benessere di tutto il Personale; siamo stati tra i primi e noto con piacere, in un’ottica di concorrenza propositiva, che anche altri Ospedali stanno implementando le politiche di welfare. Il nostro piano di Welfare Culturale disegna l’Ospedale come uno spazio aperto alla socialità e all’accoglienza sostenibile, in cui anche gli spazi architettonici promuovono l’accoglienza e possono prevedere servizi per il cittadino; in cui la presenza del verde e di spazi aperti svolga una funzione terapeutica, anche per il personale, ristabilendo una relazione tra il paziente e il paesaggio in cui si trova il nostro Ospedale.

Abbiamo destinato un ambulatorio, per la diagnosi psicologica, la consulenza clinica e la psicoterapia breve, per tutti i dipendenti del San Camillo e i loro familiari; effettuiamo interventi di supervisione clinica per le equipe curanti, in reparto; stiamo realizzando il primo “Giardino dell’Ascolto”, a disposizione dei dipendenti, ricoverati, caregiver e visitatori; il prossimo 5 ottobre parte il primo corso aziendale di informazione/formazione, permanente e continuo, sul benessere organizzativo rivolto a tutti i  nostri dipendenti.