Servirebbero i famosi “ricoveri di sollievo”, ospitalità temporanee in grado di consentire alle famiglie di tirare il fiato senza lasciare gli anziani da soli e senza assistenza. Ma è una idea roman tica, le Rsa, le case di riposo, le comunità alloggio sono occupate dai “cronici”, ospiti fissi a causa della loro fragilità. Le badanti? Fanno ferie anche loro. Resta il “mercato parallelo”, forme spontanee di assistenza residenziale, abusive, nelle quali non sono garantiti né i diritti di cura e di sicurezza degli anziani, né i diritti dei lavoratori

di Michela Capurso

Era il 1977 e, nella famosa canzone di Domenico Modugno, già ci si angosciava per il problema: anche all’epoca le vacanze erano un diritto di tutti, e naturalmente anche di quelle famiglie che si fanno carico, tutto l’anno, di assistere a casa i propri anziani non autosufficienti e che per almeno un breve periodo hanno necessità di staccare la spina, di interrompere lo stress e la fatica di una assistenza continua estremamente impegnativa. Gli anziani però, proprio per la loro infermità, non possono affrontare viaggi o soggiorni nelle località turistiche, e quindi devono restare a casa, ma non possono restare soli. E allora che fare? E cosa è cambiato in 46 anni? Praticamente nulla, tranne il numero di anziani non autosufficienti, che è aumentato in modo esponenziale.

Si pone l’esigenza dei famosi “ricoveri di sollievo”, ospitalità temporanee in grado di consentire alle famiglie di godere del meritato riposo, senza lasciare gli anziani da soli e senza assistenza.

Ma esiste davvero, in Italia, la possibilità di ricoveri temporanei di sollievo?

Il problema è che, essendo la carenza di posti residenziali drammatica, i posti stessi, sia presso le RSA che presso le strutture a vocazione sociale (case di riposo, comunità alloggio) sono permanentemente occupati da malati cronici, che sono ospiti per l’intero anno, a causa delle loro condizioni di fragilità e di grave compromissione, e che anzi, nella maggior parte delle regioni italiane, vi sono lunghe liste di attesa per avere accesso alle RSA accreditate: quindi qui la risposta non c’è. Che fare allora?

Considerando che anche le badanti, che sopportano poi il maggior carico di assistenza a domicilio, hanno diritto alle loro ferie, e che quindi in estate risultano introvabili, non rimane che ricercare soluzioni nel mercato completamente privato, quindi facendosi carico completamente dei costi conseguenti. Ma anche qui, purtroppo, la situazione appare tutt’altro che facile.

Infatti le strutture accreditate o regolarmente autorizzate, come detto, non dispongono di posti liberi, e quindi, spesso, si è costretti a ricorrere al mercato “parallelo”, cioè a quelle forme spontanee di assistenza residenziale, prive di autorizzazione, che proliferano nella generale indifferenza, proprio perché rispondono ad una esigenza reale delle famiglie, che le istituzioni non riescono a soddisfare con iniziative strutturali. Quindi strutture abusive, nelle quali non sono garantiti né i diritti di cura e di sicurezza degli anziani, né i diritti dei lavoratori. La situazione, certamente, non è brillante.

Qualcuno avanza la speranza che gli “Ospedali di comunità”, previsti dal PNRR, possano portare una soluzione, essendo destinati a ricoveri di breve termine.

Dimenticano però che questo ipotetico servizio, nel senso che il numero di posti che saranno realizzati viene continuamente ridotto, sono previsti per il sollievo dei pronto soccorso, e non delle famiglie, e che cioè l’ingresso è previsto per utenti in dimissione protetta, dopo la degenza nei reparti ospedalieri, in attesa che i servizi territoriali possano organizzare un ritorno a casa sicuro. Mancano posti e tutti lo sanno.

Quindi, ancora una volta, tutto il carico dell’assistenza agli anziani non autosufficienti si riversa sulle famiglie, che devono organizzarsi con propri mezzi: rinunciare alle vacanze, oppure organizzarle a turni, tra i vari parenti. Allo stesso modo rimane il problema per gli anziani soli, o con minimo supporto, che durante i mesi estivi soffrono, oltre che le temperature, anche la difficoltà di usufruire dei minimi servizi del territorio e della città: negozi chiusi, servizi ridotti, isolamento ancora maggiore. Sembra proprio necessario ritrovare lucidità e umanità su quanto ci circonda e cambiare rotta, verso un nuovo sistema di reale supporto alla non autosufficienza, che risolva problemi ignorati per decenni..