Lo slittamento deciso nel Cdm notturno dopo che la maggior parte delle regioni aveva deciso di rinviare il ritorno degli studenti in classe
Ma riaprire giovedì dopo che le regioni già avevano spostato il loro calendario sembrava ormai impossibile: il governo si sarebbe trovato solo. Per questo l’idea del titolare della Salute Roberto Speranza e del ministro delle Regioni Francesco Boccia era quella di un mini rinvio dal 7 all’11, giorno in cui entrano in vigore le nuove soglie per determinare le aree di rischio . E alla fine ha prevalso come mediazione, un tentativo di mettere ordine e di dare un verso alle decisioni dei governatori. Ora bisognerà capire quanti si adegueranno e quanti confermeranno le loro ordinanze che tengono le scuole superiori chiuse anche fino a febbraio.
Fino alla fine la giornata dell’incertezza e della confusione ha rischiato di non dare risposte alle famiglie, ai professori né ai presidi che stanno aspettando di capire come riorganizzare le lezioni e le loro vite. C’è l’irritazione dei prefetti contro le decisioni dei governatori, che hanno contraddetto le loro proposte. I sindacati parlano «di decisioni estemporanee» del governo e chiedono di essere convocati. Senza contare che crescono le petizioni e le proteste nelle scuole. E non manca lo scontro con le regioni di centrodestra — guidate da Luca Zaia — che ancora una volta sulla scuola hanno condizionato le scelte del governo con la loro fuga in avanti