Due società attive nel settore del food delivery, Deliveroo Italy e Uber Eats Italy (che ha abbandonato il mercato italiano recentemente), sono state condannate a versare i contributi all’INPS per migliaia di rider, in seguito a due sentenze emesse dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Milano. Le due aziende avevano intentato cause contro l’ente previdenziale.
Le sentenze si basano su verbali amministrativi notificati due anni fa dall’Ispettorato del Lavoro. Questi documenti indicavano che le posizioni di migliaia di rider dovevano essere regolarizzate, considerandoli “collaboratori coordinati continuativi” anziché lavoratori autonomi, con tutte le garanzie dei lavoratori subordinati.
Il giudice del lavoro ha stabilito che questi rider erano stati effettivamente impiegati come collaboratori coordinati continuativi, in conformità con l’articolo 2 del Jobs Act. Di conseguenza, sono stati riconosciuti come lavoratori subordinati, e ciò comporta l’obbligo di versare contributi, interessi e sanzioni all’INPS e premi all’INAIL.
Il verdetto riguarda il periodo in cui i rider hanno lavorato per Deliveroo, dal gennaio 2016 al 31 ottobre 2020. Il giudice ha specificato che l’attività dei rider consiste nella ricezione degli ordini da parte della società, e quindi deve essere applicata la disciplina del lavoro subordinato.
Anche nel caso di Uber Eats, il giudice ha stabilito che i rider avevano lavorato come collaboratori coordinati continuativi, con un periodo compreso tra gennaio 2020 e ottobre 2020.
Entrambe le società hanno annunciato la loro intenzione di fare appello contro le sentenze. Deliveroo ha dichiarato che si tratta di una decisione basata su un vecchio modello di lavoro e che non riflette la situazione attuale, mentre Uber Eats sostiene che i fatti presi in considerazione nella sentenza non sono applicabili alla sua attuale operatività nel settore del delivery.
L’INPS aveva inizialmente richiesto contributi per un totale di circa 90 milioni di euro, gran parte dei quali spettanti a Deliveroo. Tuttavia, la cifra complessiva dovrà essere ricalcolata al ribasso.
Nel contesto penale, l’indagine si è tradotta in multe per le aziende coinvolte, ma successivamente alcune posizioni sono state archiviate, inclusa quella delle società Glovo-Foodinho e Just Eat.