I giudici del tribunale di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio scrivono che “sorge il legittimo dubbio che nella pianificazione e nella realizzazione della strage di via D’Amelio siano stati coinvolti anche soggetti diversi o gruppi di potere interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino”.
La strage di via D’Amelio è stata un evento sconvolgente per l’Italia intera. L’attentato dinamitardo avvenuto il 19 luglio 1992, in provincia di Palermo, provocò la morte di Paolo Borsellino, giudice antimafia, cinque agenti di scorta e di una passante. La strage fu attribuita alla mafia, ma nel corso degli anni ci sono state delle ipotesi che parlano di sponsorizzazioni politiche ed interessi o strategie di potere.
In questo contesto si inserisce la sentenza dei giudici di Caltanissetta, che hanno analizzato l’istruttoria dibattimentale approfondendone gli elementi e valutandone la veridicità. La motivazione della sentenza è assolutamente eloquente: emergono dei dubbi legittimi sulla sola responsabilità della mafia per la strage di via D’Amelio. La presenza di elementi esterni, come la sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, fanno pensare ad un coinvolgimento di terze parti.
Si tratta di capire chi siano i responsabili, individuare il movente e fare luce su questa vicenda che ha scosso l’Italia.