di Paolo Dordit

La civiltà, la maturità, l’efficienza di una amministrazione si misura con la capacità di affrontare e risolvere piccoli/grandi problemi come quelli del trasporto disabili. E’ un test, un termometro. E Roma da questo punto di vista ha la febbre alta, è nel caos più totale. Il problema riguarda gli utenti con disabilità che fruiscono del servizio pubblico e quelli che vengono presi in carico a casa e poi portati nei vari centri diurni da pullmini garantiti e organizzati dalla amministrazione comunale. Va male per tutti, handicap su handicap, difficoltà su difficoltà. Si tocca per nano cosa significhi essere di fatto cittadini di serie B. La storia va avanti ormai da diverse settimane, con un tira e molla indecente. Pagano i cittadini con maggiore difficoltà, costretti ad attese lunghissime o a restare bloccati a casa. Partiamo dal primo punto. Dopo aver cambiato in corsa in autunno gli appalti e aver abbandonato i taxi (il 3570 in particolare) ora il Comune chiede scusa, fa marcia indietro e torna ai taxi. L’accordo provvisorio è con due cooperative, per ora. E gli utenti potranno scegliere se spostarsi chiamando due numeri possibili per due diverse coop di taxi oppure usufruire dei pulmini della Tundo, la ditta assegnataria del servizio ma insufficiente da sola a coprire le esigenze dei cittadini. Una toppa, dopo settimane di disservizi ai danni dei più fragili. Non è tutto risolto, intendiamoci. Ma almeno una tregua di fatto c’è. Ci vorrà tempo perché si vada a regime e i cittadini disabili dovranno ancora soffrire. Ma facciamo un passo indietro. Dal primo di ottobre, tanti romani con disabilità, abituati a chiamare i taxi da anni gestori del servizio, si sono ritrovati senza mezzi. Due giorni prima sono stati avvisati direttamente dalla nuova ditta, la Tundo spa, già operante nel settore del trasporto scolastico, nuova incaricata del servizio dal Comune. Ma i pulmini, o auto singole ma solo per i più fortunati, non bastavano per tutti. Così in diversi sono rimasti bloccati a casa.
Una lunga serie di disservizi andati avanti giorni, tra le proteste dei diretti interessati, di politici che hanno sollevato il caso in Campidoglio e di associazioni, finché il Comune non è stato costretto ad ammettere di aver sbagliato qualcosa. Perché i taxi non hanno risposto al bando di gara? Si sarebbero dovuti adeguare a un nuovo sistema di tracciabilità dei mezzi imposto da Roma Capitale, ma per stessa ammissione del Comune, il tempo non è stato sufficiente per farlo. Da qui il passo indietro: la tracciabilità resta quella rilevata con il vecchio dispositivo fino al 31 gennaio 2020. Una proroga di tre mesi, e nel frattempo un percorso di adeguamento alla nuova piattaforma, “indispensabile – spiega il Campidoglio – a poter certificare il servizio reso in base alla normativa vigente”. Un accordo è stato raggiunto presso l’assessorato. Pronto Taxi 6645 e Radio Taxi Ostia Lido, due delle cooperative che hanno gestito il servizio fino a settembre, torneranno operative. Basterà?
Il quadro per la popolazione disabili resta per molti versi sconfortante. Parliamo ad esempio del trasporto per i centri diurni. Ritardi anche di un’ora, scarsa logica e approssimativa continuità. Soprattutto in alcuni quadranti periferici. “Le navette incaricate di trasportare le persone disabili da e per i centri diurni, da circa un mese e mezzo fanno registrare ritardi che vanno dai 30 ai 60 minuti – segnala a Roma Today Rosaria De Vitis, vicepresidente della Consulta per la disabilità nel Municipio IX – si tratta di ritardi di cui non viene di talvolta non viene dato neppure il preavviso. Ma anche quando la comunicazione viene effettuata, arriva comunque in maniera estremamente tardiva”. I mezzi utilizzati, non trattandosi di garantire il trasporto scolastico, non sono quelli dati in gestione alla Roma Multiservizi. “Il servizio è affidato ad alcune cooperative che hanno vinto un appalto dai centri diurni. Questi ultimi sono invece pagati dalla Asl” ha chiarito Rosaria De Vitis.
Il ritardo, nelle persone con disabilità intellettiva, finisce per avere conseguenze serie. “Le inefficienze creano destabilizzazione in persone dall’equilibrio spesso instabile, che hanno bisogno di punti fermi, di regolarità – ha sottolineato la vicepresidente della consulta municipale – Purtroppo in questo modo sono costretti a subire anche lo stress dei familiari che vedono accumularsi i ritardi nelle loro attività quotidiane”.
I continui ritardi ingenerano quidi una sorta di effetto domino. Ne pagano le conseguenze gli utenti interessati dal servizio. Le famiglie che attendono la partenza e l’arrivo dei pullmini. Ed anche il personale che lavora nei centri diurni. “Purtroppo problemi si sono registrati anche al momento di andare a prendere le persone che frequentano queste strutture. Il risultato è che vengono penalizzati anche gli operatori che vi lavorano e che – ha fatto notare la vicepresidente della consulta per la disabilità del Municipio IX – si trovano costretti a restare all’interno del centro diurno in attesa delle navette”. Disservizi vengono segnalati anche in altri Municipi. Inutile nasconderselo, da parte della amministrazione comunale e in subordine, da parte di quelle Municipali l’attenzione e la sensibilità sono vicine allo zero. Si può rimediare?