E’ stata spenta la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ad annunciarlo l’agenzia nucleare statale Energoatom che ha comunicato che il sesto ed ultimo reattore della centrale di Zaporizhzhia non produce più elettricità.
“Oggi, 11 settembre 2022, alle 03:41 (le 2:41 in Italia), l’unità n. 6 della ZNPP (la centrale nucleare, ndr) è stata scollegata dalla rete elettrica – si legge in un comunicato dell’agenzia -.Sono in corso i preparativi per il raffreddamento e il trasferimento allo stato freddo”. Intanto proseguono i combattimenti. “Sono in corso battaglie di posizione, con conseguente avanzata delle truppe e consolidamento dei territori – sottolinea il Comando riferendosi all’andamento della giornata di ieri -Il nemico preferisce combattere con l’artiglieria, cercando di evitare il contatto diretto. Il nemico subisce perdite e si ritira”. Il Comando ha aggiunto che le forze russe hanno lanciato ieri 20 attacchi aerei sulle posizioni ucraine lungo la linea di contatto e sui territori adiacenti. Le truppe ucraine hanno risposto colpendo le aree vicine a Nova Kakhovka e Prydniprovske così come i depositi di munizioni vicini alla città di Kherson. L’aeronautica ucraina ha abbattuto un cacciabombardiere russo Su-34 secondo quanto reso noto sui social media dallo stesso Comando dell’aeronautica.
L’intelligence britannica nel suo aggiornamento quotidiano sulla situazione nel Paese scrive che le forze ucraine hanno continuato a mettere a segno notevoli progressi nelle ultime 24 ore nella regione di Kharkiv (est). Allo stesso tempo, secondo il rapporto pubblicato oggi dal ministero della Difesa di Londra, la Russia ha probabilmente ritirato alcune unità dalla zona, ma i combattimenti proseguono attorno alle città strategiche di Kupiansk e Izyum. Il rapporto dell’intelligence parla poi delle esportazioni di grano dall’Ucraina smentendo l’affermazione fatta dal presidente russo Vladimir Putin il 7 settembre scorso, secondo cui solo 60.000 delle tonnellate di grano esportate da agosto sono state inviate a Paesi in via di sviluppo. Secondo i dati dell’Onu, sottolinea invece Londra, circa il 30% delle esportazioni è andato a Paesi a reddito medio-basso in Africa, Medio Oriente e Asia.