Oltre 700 mila elettori al voto per un appuntamento che giorno dopo giorno si è gonfiato di aspettative, sia a destra che a sinistra. Tanto che in molti, soprattutto nel centro-destra, lo considerano un test nazionale. Si parte dalla coalizione di centro-destra data dai sondaggisti in netto vantaggio, ma la sensazione è che l’alleanza di centro-sinistra sia in recupero. L’Umbria sceglie in questo clima il nuovo presidente, il decimo dalla costituzione della Regione. Il nome è tra gli otto candidati, sostenuti da 19 liste, in lizza per succedere a Catiuscia Marini (dimessasi in anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato, prevista nel 2020) in quello che è definito il «cuore verde d’Italia» e da sempre una sorta di feudo della sinistra. Ma che negli ultimi anni ha visto la progressiva affermazione del centro destra ora al governo delle città più importanti: Perugia capoluogo regionale e Terni, l’altra provincia ma anche Foligno, Spoleto e Amelia ed è reduce dal «bottino pieno» nei collegi uninominali delle ultime politiche. Qualsiasi sarà il risultato, il voto segnerà un cambiamento profondo per l’Umbria. I presidenti sono stati infatti finora tutti appartenenti al Pci, Pds e Pd, mentre in questa tornata il Partito democratico (il partito anche di Catiuscia Marini, che ha lasciato dopo l’indagine sui presunti concorsi pilotati all’ospedale di Perugia), ha deciso di non candidare un proprio nome come presidente. A guidare l’Umbria da lunedì mattina sarà quindi o un esponente del centro destra, un civico o comunque un rappresentante dei partiti «minori». Una sfida che si svolgerà con le regole previste dal cosiddetto Umbricellum, la legge elettorale che assegnerà la vittoria a chi avrà ottenuto anche un solo voto in più degli avversari. Prevede infatti un turno unico senza ballottaggio e non ammette il voto disgiunto. Alla lista o alla coalizione che sostiene il presidente sono assegnati 12 seggi su 20, 13 considerando quello del governatore o della governatrice. Gli altri otto sono assegnati alle liste di tutti i candidati presidenti perdenti che superano il 2,5% dei voti validi. Uno al candidato presidente miglior perdente. Dopo giorni di durissima campagna elettorale che ha visto tutti i big – compreso il premier Giuseppe Conte – girare in largo e lungo la regione, la politica si ferma, sospesa nell’attesa dei risultati che daranno importanti indicazioni anche per le prossime regionali, a partire da quella fondamentale dell’Emilia-Romagna. In gioco c’è da un lato la tenuta della Lega di Matteo Salvini, dall’altro la bontà della scelta di Pd e M5s di correre insieme. Bontà della quale è convintissimo Dario Franceschini che anche oggi si è mostrato ottimista: «questa in Umbria è la prima tappa di un percorso che deve durare nel tempo. Dopo l’Umbria, ci saranno Calabria, Emilia-Romagna e poi, sempre nel 2020, Toscana, Liguria e Campania». Matteo Salvini non si è risparmiato nel battere il territorio e anche oggi dall’Umbria ha assicurato che dopo 50 anni la sinistra perderà il governo della regione. I candidati presidente sono, in ordine alfabetico, Vincenzo Bianconi, con Pd, M5s, Bianconi per l’Umbria, Europa verde e Sinistra civica Verde; Emiliano Camuzzi, Potere al popolo e Pci; Martina Carletti, Riconquistare l’Italia; Giuseppe Cirillo, Buone maniere; Antonio Pappalardo, Gilet arancioni; Claudio Ricci, Ricci presidente, Italia civica Ricci e Proposta Umbria con Ricci; Rossano Rubicondi, Partito comunista; Donatella Tesei, appoggiata da Lega Salvini Umbria, Giorgia Meloni per Tesei, Umbria civica Tesei presidente e Forza Italia Berlusconi per Tesei. I votanti sono 703.595 (340.210 uomini e 363.385 donne). I seggi 1.005, 710 in provincia di Perugia e 295 in quella di Terni. Il loro sarà un «voto degli umbri per l’Umbria» hanno ripetuto gli sfidanti in campo in queste settimane. Gli occhi sono comunque tutti sulla sfida tra Tesei e Bianconi, sul risultato di Lega, Pd e M5s (uniti per la prima volta in un patto civico e sociale)