Una manciata di uomini per una manciata di poltrone. Tutto il resto è noia. Una intesa grottesca tra due soggetti politici che nulla hanno in comune.Per salvare il paese contro e oltre la volontà degli italiani. Bell’esempio di ipocrisia. Il governo giallo-verde era atipico, eccentrico, fuori dal sistema. Una forza non convenzionale, il M5S, e un partito regolare ma in qualche modo rivoluzionario, la Lega, hanno retto per un anno e mezzo poi sono scoppiati. Ora il mondo intero guarda con favore a questo ibrido, il governo giallo-rosso, e plaude a chi ha stoppato il “diavolo” Salvini, il vero eversore, l’uomo che stava giocando con regole nuove e che stava trascinando le folle. Operazione riuscita, ma tutto finisce qui. Torna il Pd, l’autentico, vecchio partito di potere, paradossalmente minoritario in Parlamento rispetto al nuovo partner che aveva stravinto le ultime elezioni. Poco importa che sul terreno, nel concreto del Paese, i rapporti di forza siano cambiati, poco importa che il paese non sia d’accordo, si gioca sul rispetto formale delle regole. In aula ci sono determinati equilibri e dietro questi si nasconde il presidente della Repubblica Mattarella, fingendo di non vedere la realtà. Risolti i problemi di poltrone – i vicepremier, i ministero maggiori – il nuovo governo dovrà affrontare parlamento e opinione pubblica. Ci hanno abituato a tutto, il punto è: ci dobbiamo rassegnare? Ultima chiosa, il premier Conte. Incredibile, inaffidabile, nessuno provi a dipingerlo come salvatore della patria.Complessivamente un pasticcio indigesto. Il futuro? Un’incognita