Zaia: Tra Roma e Veneto scelgo i veneti, il mio impegno è qui

Tra un ruolo a Roma, nel governo centrale, e il Veneto “scelgo il Veneto, non c’è dubbio. Io sono concentrato sul Veneto e ho un impegno con i veneti. Punto”. Così Luca Zaia, in un’intervista all’Adnkronos, sulle voci di chi lo vedrebbe bene a Roma, dopo la gestione dell’emergenza Covid in Veneto. “Peraltro, ringrazio tutti per il sostegno e per il calore, ma debbo dire anche una cosa: dopo la gloria viene sempre l’invidia, dunque mi crea solo un problema” le voci in direzione governo. “Io ho altri pensieri alla mia vita, resto fermo in Veneto”, assicura il governatore. E sulla Lega, “non ho né mire romane né mire di scalate politiche nel partito. Con Salvini ho rapporti ottimi”.

Il Veneto locomotiva d’Italia messo in ginocchio dal lockdown? “I veneti hanno una resilienza unica, sono come un formicaio: lo puoi distruggere, ma rinasce subito dopo. I nostri cittadini andavano in piazza non per avere il reddito di cittadinanza, ma per tornare a riaprire l’attività e tornare a lavoro”. Su quanto ci vorrà per uscire dalla crisi innescata dal Covid-19, “intanto ci vuole che non esista l’ufficio complicazione affari semplici, cioè che da Roma non ci incasinino la vita. È questa è la prima cosa. Dopodiché, conosco i veneti e mi fido di loro”.

La minaccia di tornare a chiudere davanti all’immagine della movida? “Non è una minaccia, è una constatazione, noi abbiamo degli indicatori sanitari eccezionali, abbiamo solo 44 persone in terapia intensiva, delle quali la metà sono ‘corona free’, perché si sono negativizzati. Con queste aperture, abbiamo trasferito la responsabilità dagli ospedali alle persone, ognuno è responsabile della cura. Se ci comportiamo male, è inevitabile che si torni negli ospedali, che tornino i ricoveri. Non bisogna abbassare la guardia, c’è qualcuno che non ha capito che il virus c’è ancora”, dice ancora Zaia all’Adnkronos.

A chi gli chiede se sia arrabbiato per le immagini degli spritz nel centro di Padova, “la mia – spiega – è una via di mezzo tra rabbia e incomprensione del fatto che ci siano persone che davanti a 1.820 morti non si rendono conto di cosa sia accaduto. Poi c’è un altro aspetto. Noi abbiamo reso obbligatorio l’uso della mascherina almeno fino al 2 giugno, ma la mascherina viene vissuta come un atto di coercizione, di imposizione. Penso sia un problema di una cultura strisciante per cui ogni regola nasconde dietro sé un grande fratello, ma finiamola con i complottisti e i terrapiattisti, il paese non può crescere con questa mentalità”.

Sull’operato del governo in emergenza Covid-19 “non voglio fare polemiche, dico che è stata un’emergenza terribile. All’esecutivo, se faccio un j’accuse, è che ha degli esponenti che, maldestramente e poco rispettosamente, sia in piena crisi che ora, continuano a dire che occorre centralizzare la sanità. E’ un pensiero strisciante: è evidente che a Roma vivono l’autonomia come una sottrazione di potere, mentre è un’assunzione di responsabilità”, spiega ancora Zaia.

“L’Italia esce dal Medioevo – prosegue – se fa una scelta federalista importante e di revisione dell’assetto istituzionale, solo questo può condurla a un nuovo Rinascimento, altrimenti il centralismo ci farà sprofondare”. Sull”incidente’ nella notte tra sabato e domenica con il governo, quando l’intesa sul Dpcm è stata a un passo dal saltare, “io credo nel rapporto tra le istituzioni, qualsiasi governo da me ha sempre avuto leale collaborazione. Non voglio fare letture malevole di quanto avvenuto, però in un leale rapporto tra istituzioni non deve accadere. Se si fa un’intesa e poi il testo non è in linea, l’accordo viene disatteso, si viene meno all’accordo. Per me non esiste”.

E sui rapporti con il governatore lombardo Attilio Fontana, con cui non sono mancati i dissidi in tempi di Covid-19, Zaia assicura “sono ottimi. Al di là di quel che emerge, noi siamo obbligati a concentrarci sui nostri problemi, Io seguo il Veneto, lui segue la Lombardia, ciascuno tutela e difende il suo territorio”. Con il premier Giuseppe Conte, invece, “non ho rapporti, personalmente non lo sento forse da un mese e mezzo. Lo sentivo quando eravamo in piena emergenza Covid, posso dire che abbiamo normali rapporti istituzionali”.

L’app di tracciamento Immuni? “Ma esiste? Non ne abbiamo più sentito parlare, nemmeno nelle riunioni ufficiali se ne fa parola, non so nemmeno se sia stato chiarito l’aspetto della privacy, che è il vero tema”, dice ancora il governatore, che continua: “Il governo ha sottovalutato un aspetto – prosegue Zaia – il cittadino è inquietato, a ragione o a torto, dal tema della privacy e dell’utilizzo dei dati. Il governo doveva tranquillizzare, mentre aver lasciato aperto il dibattito ha creato l’effetto contrario. Ci sono varie realtà, anche sui social, che invitano a non scaricarla. Io non ne ho più sentito parlare, nemmeno nelle riunioni col governo, mentre un app così impattante deve avere una gestione chiara, ogni dubbio va fugato. E’ evidente non sia stato fatto nulla in tal senso”.