Ancora una volta il casus belli è quello dei rifiuti. La Raggi si mette di traverso per ragioni di bottega elettorale e il governatore Zingaretti le ringhia addosso. Lo scambio di accuse è più pesante del solito, ma tutti hanno la consapevolezza che la posta in gioco è più alta. Si tratta di  governo, maggioranza, future elezioni. Di alleanze. Lasciamo perdere la questione rifiuti, solo un pacchetto di domande: da quanti anni le province del Lazio, altre località italiane e perfino straniere si fanno carico di assicurare lo smaltimento dell’immondizia di Roma? Da quanti anni ciò che vale dappertutto (vale a dire che ogni provincia chiude il ciclo nel proprio territorio) non vale per Roma? Quante emergenze rifiuti (cassonetti stracolmi e immondizia in strada) sono state affrontate e risolte nella Capitale in questi anni? La sindaca Virginia Raggi ha sicuramente interpretato la linea del Movimento Cinque Stelle, ma adesso la situazione è cambiata, perché sul piano politico senza un’alleanza tra Pd e Cinque Stelle il centrodestra vincerà tranquillamente. Il che è perfino normale. Il problema è serio, inutile minimizzare.  Zingaretti sta cercando di metterci una mezza, le Regionali di settembre saranno un ottimo termometro. E le alleanze sono obbligate. Con Pd e Cinque Stelle divisi sarà complicato evitare una sconfitta e a quel punto Matteo Salvini Giorgia Meloni avranno tutto il diritto di chiedere elezioni politiche anticipate. Lo stallo è pericoloso, le soluzioni lontane e difficili.  Più volte in questi anni ci sono stati momenti nei quali un accordo nel Lazio tra Pd e Cinque Stelle  sembrava possibile e l’altalenante Roberta Lombardi ha dato spesso la sensazione di essere a un passo dalla apertura definitiva. Ma alla fine dei giochi l’ostacolo di fondo è sempre stato lo stesso, Virginia Raggi. Che al Pd e agli uomini di Zingaretti in particolare non è mai andata giù. L’idea che il Movimento scarichi Virginia è remoto, la possibilità che  l’ìntesa Pd-Cinque Stelle possa realizzarsi  senza la sindaca di Roma e per ora solo una ipotesi di scuola. Quel che è certo è che i due partners di governo non possono permettersi di regalare la Capitale al centro destra.