raggi zingfarettiIN PRIMO PIANO/ Il nuovo corso della politica costringe sindaco e governatore a confrontarsi in modo diverso.Macchè “Modello Lazio”, le possibilità che i due collaborino sul serio e perseguano un obiettivo comune sono obiettivamente scarse. Costretti a convivere, condannati ad un matrimonio di interesse imposto dalle circostanze. Il primo banco di prova del nuovo corso? La questione rifiuti

Di Paolo Dordit
Macchè “Modello Lazio”, come qualcuno prova a sognare, le possibilità che Raggi e Zingaretti collaborino sul serio e perseguano un obiettivo comune sono obiettivamente scarse. Costretti a convivere, condannati ad un matrimonio di interesse imposto dalle circostanze e da un accordo a livello nazionale che proprio nelle stanze dei poteri forti romani è maturato. Ma tutto finisce lì. L’intesa tattica di grillini e Pd per la Regione non si sposta automaticamente sull’Aula Giulio Cesare e Virginia Raggi, che interpreta ormai la linea del Movimento a modo suo,tende a smarcarci da un affiancamento troppo pronunciato dell’ex avversario. A livello municipale il M5S ha progressivamente perso colpi e il Partito Democratico ha recuperato posizioni quasi senza combattere. Quelli del Pd sono abituati a confrontarsi con la burocrazia, ad amministrare il territorio, a costruirsi reti di contatti e di riferimenti, è un gioco da ragazzi continuare a tenere sulla corda i grillini che non riescono a smarcarsi dal ruolo di apprendisti stregoni che ormai si sono ritagliati addosso. Sarà interessante vedere quale atteggiamento terranno le anime della maggioranza di fronte al “caso De Vito” . Al di là di slogan e parole d’ordine M5S e Pd troveranno un’intesa, faranno fronte comune o se le cose andranno male lasceranno scoppiare quella che oggi appare all’orizzonte come una vera a propria bomba ad orologeria? Pensare che una collaborazione giallo-rossa possa maturare a livello di base nella capitale è una pia illusione. Pochi esponenti della nomenklatura a cinque stelle sono stati capaci di elevarsi e di gestire la situazione politica e amministrativa del Comune di Roma, Regione e Campidoglio si stuzzicano, si confrontano duramente soprattutto sulla questione dei rifiuti, ma adesso che il sindaco grillino è obiettivamente indebolito ( la gestione della capitale a cinque stelle è fallimentare, il Pd viene da mesi di sana opposizione e non ha responsabilità dirette e recenti nel collasso capitolino) ogni occasione è buona per piccoli dispetti e provocazioni (la guerra per l’acqua di Bracciano è un esempio paradigmatico) e lo scontro continuo sui rifiuti non consente molti margini per abbracci e sorrisi. Anzi. La questione rischia di mettere in crisi la fragile unità interna del Pd e a lungo andare di diventare anche elemento di disturbo per l’intesa di governo con i Cinque Stelle. La Raggi non è simpatica ai cinque stelle di governo, ma strategicamente non possono lasciare che Zingaretti la strapazzi troppo senza mettersi in difficoltà con la base del Movimento. Il fatto è che il sindaco non ha individuato un’area da adibire a discarica, come richiesto. Il tempo passa, si vive in uno stato di perenne emergenza e il rischio che Roma finisca ancora sulle copertine dei giornali di tutto il mondo per i cumuli di immondizie e l’odore nauseabondo è concreto. Dunque il primo test vero dell’alleanza giallorossa tra Partito Democratico e Cinque Stelle sarà sull’ambiente, o meglio sui rifiuti di Roma; arbitro e mediatore il confermato ministro Costa. Il presidente della giunta regionale del Lazio Nicola Zingaretti va verso la proroga dell’ordinanza che consente il trasporto, il trattamento e lo smaltimento dell’immondizia della Capitale presso altri impianti del Lazio, tra i quali quello Saf di Colfelice (Frosinone). Ma siamo sempre alla reiterazione della melina, non c’è gioco di squadra e nemmeno una strategia. Adesso si parla di un centro di stoccaggio provvisorio, ma i romani continuano a produrre rifiuti quotidianamente. E l’Ama ha già messo le mani avanti annunciando una stagione di tempi duri. La Regione resterà a guardare?